Per le donne professioniste il tempo si divide in lavoro e responsabilità familiari


Dal Sole24Ore.

Le donne professioniste lavorano mediamente meno dei colleghi uomini. Se tra le prime il 40% dichiara di lavorare più di 8 ore al giorno, la percentuale sale al 59% se si guarda al genere maschile. Mentre tra chi dichiara di lavorare tra le 6 e le 8 ore al giorno le donne (33%) superano i colleghi maschi (25%). Questo dato, si legge nel Focus sulle donne professioniste curato da Adepp, si spiega con il fatto che la «responsabilità familiare», e cioè la cura dei figli , degli anziani e dei familiari non autosufficienti, ricade maggiormente sul gentil sesso. Una tendenza confermata dalla risposta fornita alla domanda «chi si occupa maggiormente dei figli», gli uomini nel 66% dei casi hanno risposto la moglie o la compagna, di contro le donne che hanno risposto «il coniuge o il compagno» sono il 17%. Questa tendenza viene confermata anche nella cura di parenti non autosufficienti. Un fenomeno che impatta sulle ore dedicate all’attività professionale e quindi sul reddito prodotto.

Se si guarda alle aree geografiche, è nei territori del Sud e delle Isole che i familiari prestano maggiormente attività di assistenza, coerentemente con il prevalere di una peggiore situazione occupazionale o di una debolezza del sistema di welfare locale rispetto ad altre aree d’Italia. Fa riflettere il fatto che per entrambi i generi (41% uomini e 38% donne) l’urgenza che andrebbe affrontata prioritariamente per ridurre le disparità all’interno delle professioni è quella relativa alle differenze legate all’area geografica, seguita a una certa distanza dalle differenze legate al genere (24% uomini, 27% donne).

Secondo il focus un elemento determinante nell’aggravare la situazione occupazionale delle madri è l’inaccessibilità dei servizi educativi per la prima infanzia, sia per una carenza di strutture, sia per il costo dei servizi. Date queste premesse non stupisce la maggior propensione delle professioniste a trasferirsi verso le regioni del Centro Nord, che hanno un’offerta di posti in asili e scuole dell’infanzia pari o superiore al 30% rispetto ai bambini sotto i tre anni (al Sud la copertura è del 15,2% e nelle Isole del 15,9% a fronte di una media europea del 33%). In merito al tasso di emigrazione il 15% degli uomini del Sud si trasferisce al Nord e il 10% si trasferisce al Centro; percentuali che aumentano per le donne : il 21% dal Sud si trasferisce al Nord e il 18% al Centro.

L’attenzione alle donne da parte delle Casse di previdenza non è un caso. Negli ultimi anni la tendenza alla femminilizzazione delle professioni si va confermando: nel periodo 2007-2021, la percentuale di iscritte è passata dal 30 al 42% del totale; e tra gli under 40 le professioniste salgono al 54%.

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