Il ministro Fitto contro la Corte dei Conti: ingerenza in ambiti che non le competono


E’ sul Sole24Ore la cronaca della polemica tra Governo e la Corte dei Conti che aveva posto l’accento su alcuni ritardi nel conseguimento degli obiettivi posti dalla UE per l’ottenimento delle risorse prevista dal Pnrr. Ebbene il ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto ha duramente replicato che la Corte dei conti «può individuare “gravi irregolarità gestionali” e segnalarle all’amministrazione competente per la responsabilità dirigenziale: tale funzione non comprende in alcun modo l’accertamento del “mancato conseguimento della milestone europea”, come invece viene indicato nelle delibere 17 e 18 del 2023 del collegio del controllo concomitante, in quanto questo accertamento compete esclusivamente alla Commissione europea nell’interlocuzione con lo Stato membro».

Il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto affida al Sole 24 Ore una risposta secca alle obiezioni rivolte dai magistrati contabili ai ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, anticipate dal Sole 24 Ore il 6 maggio, su due dei 27 obiettivi a cui sono collegati i 16 miliardi di euro della quarta rata di fondi europei di giugno. Il titolare della delega al Piano avverte che «il corretto rapporto tra le istituzioni rappresenta uno dei punti fondamentali per l’attuazione del Piano».

Da questi inciampi, secondo i giudici contabili, nascerebbe il «concreto rischio di riduzione del contributo finanziario messo a disposizione dalla Ue»; con la conseguenza che «tali criticità possono essere qualificabili quali gravi irregolarità gestionali ai fini della responsabilità dirigenziale». Il riferimento è all’articolo 22 del decreto legge 76/2020, e all’articolo 21 del Testo unico del pubblico impiego che per queste «gravi irregolarità» chiede all’amministrazione titolare di erogare sanzioni fino alla revoca dell’incarico.

È la prima volta che la Corte dei conti si spinge fino a questo punto nell’esame dell’andamento del Piano, anche se le analisi su singole misure, dai famosi 1,65 milioni di alberi che avrebbero dovuto essere piantati nelle grandi città entro il 2022 ai progetti di infrastrutture idriche, sono già state molte. Ma mai si era arrivati a contestare il mancato rispetto del cronoprogramma e a evocare quindi l’ipotesi che i dirigenti possano essere chiamati in prima persona a rispondere di eventuali insuccessi nel raggiungimento di uno degli obiettivi del Pnrr (ne mancano 373). Proprio questo aspetto ha fatto risuonare altissimo l’allarme nel governo.

Ma Fitto muove le proprie obiezioni in punta di diritto, con lo scopo di definire in modo dettagliato i confini delle competenze della Corte ed evitare che confusione in un momento cruciale per lo sviluppo del Pnrr. In quest’ottica puntualizza che «la Corte può individuare, ai sensi dell’articolo 22 del Dl n. 76 del 2020, “gravi irregolarità gestionali” e segnalarle all’amministrazione competente ai fini della responsabilità dirigenziale». Ma, in pratica, non può andare oltre, e soprattutto non può sindacare il conseguimento o meno delle milestone europee, perché questa verifica spetta solo all’Esecutivo comunitario nel confronto con lo Stato membro.

«Tale interlocuzione – aggiunge il ministro – è già avviata da tempo. Il Governo sta operando in stretto raccordo con i Servizi della Commissione europea anche ai fini della verifica del progressivo conseguimento di milestone e target previsti per giugno. A seguito di questa interlocuzione ci sarà la presentazione della richiesta di pagamento da parte dell’Italia e il conseguente assessment, cioè la verifica da parte della Commissione circa il raggiungimento effettivo degli obiettivi concordati per giugno, propedeutici all’ottenimento della quarta rata. Il corretto rapporto tra le istituzioni rappresenta uno dei punti fondamentali per l’attuazione del Piano».

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