Su ItaliaOggi una analisi dello stato del’arte relativo al supporto dei professionisti nella PA per una corretta gestione del Pnrr. Nello specifico le assunzioni di professionisti a tempo determinato, o indeterminato, nella Pubblica amministrazione, stabilite dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), risultano «a metà del guado»: delle circa 29.000 previste dal 2021, infatti, ne sono state effettuate 15.815, di cui 8.171 all’ufficio del processo, alla Corte di Cassazione e nei distretti di Corte d’Appello. E le figure tecniche rappresentano, al momento, «una ridotta minoranza», laddove, nel primo bando di reclutamento tramite la piattaforma InPa (il portale, online dal 10 agosto di due anni fa, per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro negli organismi pubblici, ndr) «su 1000 posti banditi, ben 384 erano destinati a laureati in Ingegneria» e sono stati «tutti effettivamente coperti».
Pare che ci sia anche un serio problema in materia di formazione e aggiornamento professionale sia tra le categorie tecniche che in quelle giuridico-economiche.
Colpisce, poi, come delle assunzioni da parte dei Comuni, che dovrebbero utilizzare la «dote» dei 15.000 contratti a tempo determinato, «non si sappia nulla». Per il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri Angelo Domenico Perrini, «purtroppo, alcune non sono andate in porto perché la formazione dei nostri laureati non è immediatamente spendibile» nella Pa.
Occorrerebbe «introdurre la possibilità di effettuare il tirocinio, durante l’ultima parte del corso di studi universitario». E, scandisce il presidente del Cni, «grazie alla laurea abilitante», i giovani potrebbero «appropriarsi immediatamente delle capacità operative di chi svolge un’attività professionale». Così come cresce, tra gli addetti ai lavori, la preoccupazione per le tempistiche nella ‘messa a terra’ delle risorse già spendibili.