Giustizia tributaria: la riforma approda in Parlamento con la novità del giudice professionale per ridurre le liti fiscali


Sul Sole24Ore di oggi un ampio resoconto sulla riforma della giustizia tributaria.

Il Consiglio dei ministri licenzia il testo del Ddl di riforma della giustizia tributaria. La «nuova» giurisdizione, con un magistrato professionale e a tempo pieno al posto dell’attuale giudice «onorario» con impegno part-time, viaggia spedita verso il vaglio parlamentare. Un restyling «radicale» che, tuttavia, rischia il fuoco incrociato di una parte della maggioranza: Forza Italia ha già depositato un documento in cui annuncia che nel passaggio da Camera e Senato saranno richieste modifiche alla riforma, ma non sul punto centrale rappresentanto dal nuovo giudice «professionale».

Si apre, dunque, una partita fondamentale per chiudere entro il 31 dicembre la riforma, ritenuta essenziale da Bruxelles per ristabilire ordine in una giurisdizione che da sola muove circa 40 miliardi di euro all’anno di cause. D’altronde lo dice lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): il contenzioso tributario è «un settore cruciale per l’impatto che può avere sulla fiducia degli operatori economici, anche nella prospettiva degli investimenti esteri».

Il problema principale, infatti, è proprio questo impatto che hanno i giudicati degli «onorari» su contribuenti-imprese. L’attuale giudice è sostanzialmente una figura ibrida, in quanto la sua funzione giudicante è al 50%, considerato che i 2.700 che oggi svolgono servizio nelle Commissioni provinciali (Ctp) e regionali (Ctr) hanno un altro lavoro principale, che sia magistrato in altre giurisdizioni o professionista privato. Questa è ritenuta una delle cause di quel 40-45% di decisioni delle Ctr, che sono regolarmente annullate dalla Suprema corte, contribuendo così a intasare la già ingolfata macchina della legittimità e a creare un danno al sistema produttivo.

Secondo il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Mario Draghi, la riforma messa in campo dalla Guardasigilli Marta Cartabia e dal ministro dell’Economia Daniele Franco potrebbe centrare gli obiettivi di riassetto. Con il calo dei ricorsi fiscali, cala anche l’esigenza di organico di giudici, che passa da 2.700 a 576. Il testo giunto in Cdm, inoltre, contiene solo alcune variazioni rispetto a quello passato nel preconsiglio dei ministri della scorsa settimana. Cambia il numero di bandi di concorso cui potrà partecipare il 15% degli attuali «onorari» – solo quelli provenienti dalle professioni – per assicurare la fase transitoria: saranno tre, rispetto ai due preventivati, e saranno dedicati a laureati in giurisprudenza o economia. Inoltre, è abbassata da 75 a 67 anni la possibilità accedere alle prove. Resta ferma la possibilità per 100 magistrati di altre giurisdizioni che già svolgono la funzione «onoraria» nel tributario, di passare definitivamente nel nuovo ordine giudiziario. Il pensionamento resta a 70 anni.

Adesso, però, si dovrà capire cosa accadrà nel passaggio parlamentare.

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