E’ una lettera ben argomentata e circostanziata quella scritta dal revisore iscritto all’Inrl Angelo Maddaloni e postata sulla sua pagina facebook che facendo il giro della rete e riscuotendo ampi consensi dai colleghi. Nella lettera Maddaloni, testualmente scrive che “Solo per ignoranza o per ragioni settarie che nulla hanno da cndividere col buonsenso, si può affermare che il Revisore Legale non abbia le specifiche competenze in materia tributaria pe apporre il visto di conformità. Un sintomo del grado di sviluppo della vita della democrazia, nonchè della qualità della vita pubblica la si può desumere dal buonsenso degli atti che il Legislatore approva. Di certo il Senato della Repubblica, con l’approvazione in Commissioni riunite Finanze e Lavoro, dell’emendamento che ha soppresso il comma 14 dell’art.5 del decreto legge 146/2021 ha dato un pessimo esempio di democrazia.” Dopo aver ricordato cosa menzionava il passaggio del decreto, Maddaloni illustra cosa avvenuto nel corso delle audizioni al Senato con il rappresentante dell’ordine dei dottori commercialisti che nel motivare il ‘no’ al visto di conformità ai revisori legali, veniva spiegato che questi ‘non possiedono le speciiche competenze in materia fiscale e tributaria necessaria per attestare la sussistenza dei presupposti che danno diritto alle detrazioni d’imposta richieste dai contribuenti nelle dichiarazioni annuali.’
Per Maddaloni si tratta di una affermazione che lascia basiti soprattutto perchè tale affermazione viene espressa da ‘un individuo che oltre ad essere commercialista è anche revisore legale , ergo dovrebbe ben conoscere il percorso formativo del revisore legale che risulta impegnativo quanto quello del commercialista e con una serie di materie molto attinenti che Maddaloni elenca con dovizia di particolari, menzionando anche le materie delle prove d’esame per l’abilitazione.
A questo punto Maddaloni conclude: “Paventare poi che l’abilitazione dei revisori al visto di conformità possa generare ripercussioni negative sui contribuenti, lasciando immaginare eventuali errori connessi con le asseverazioni obbligatorie, è inaccettabile se si considera – tra l’altro – che da un’analisi svolta alcuni anni fa sulle dichiarazioni fiscali (anno d’imposta 2009) due dichiarazioni su tre erano sbagliate… Dato sconcertante dal quale emersero errori sostanziali con inevitabili recuperi di imposte non versate (vedi ItaliaOggi del 12 dicembre 2013). Ora senza puntare il dito su qualcuno e chiedersi chi siano stati i principali asini, sorge spontaneo domandarsi perché finora non sia stato fatto nulla per rendere il mercato dei servizi professionali contabili più meritocratico, concorrenziale e soprattutto migliore per il contribuente. Questo è uno spunto per non infangare l’immagine del revisore legale che può solo contribuire a migliorare la qualità delle prestazioni professionali tributarie nel loro complesso, nonché quelle comunicazioni e dichiarazioni fiscali nelle quali è necessario apporre il visto di conformità. Nonavrei mai immaginato che il senato della repubblica, se non altro per rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, avrebbe privato il revisore legale di un legittimo diritto per il volere di una casta professionale. E’ triste immaginare il senato come luogo di privilegi e discriminazioni. A tutti i senatori che hanno dato il loro contributo perché passasse l’emendamento che ha discriminato il revisore rispetto alle altre professioni regolamentate dico semplicemente: ‘le vittorie vere sono quelle sostenute dal buon senso…quelle ottenute con il potere e l’arroganza sono solo mascalzonate. Auspico azioni giudiziarie e class action per i diritti non riconosciuti ai revisori legali ma anche perché las democrazia non sia governata dal potere di parte.”