Riforma TUEL: le norme immediatamente vigenti per sindaci e revisori di enti locali


Niente più contributi a pioggia alle fusioni di comuni. I benefici economici erogati dallo Stato agli enti che si uniscono per costituire una fusione o un’unione saranno legati all’effettivo livello di unificazione (misurato attraverso specifici indicatori) in modo che il massimo dei contributi venga erogato solo nelle ipotesi di massima integrazione di funzioni e servizi associati o trasferiti.https://18291e0f4a1272a3530b9a50121eafb3.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

Via libera al terzo mandato consecutivo per i sindaci di tutti gli enti fino a 5 mila abitanti (oggi il limite è di 3 mila abitanti). Nei municipi sopra i 5 mila abitanti il terzo mandato sarà possibile se in uno dei due mandati precedenti il sindaco sia rimasto in carica per meno di due anni, sei mesi e un giorno.

Più revisori nei comuni per «rendere più rapida ed efficace l’attività di controllo sugli atti». La revisione contabile negli enti locali viene rafforzata attraverso l’ampliamento del numero di enti, in base alla soglia demografica, nei quali l’organo di revisione deve essere previsto in forma collegiale. E l’iscrizione nell’elenco dei revisori locali sarà possibile solo per chi è in possesso di specifica qualificazione professionale in materia di contabilità pubblica e gestione economico-finanziaria degli enti. Sarà anche riformulato il divieto per il revisore di svolgere più di due incarichi nello stesso ente: l’incompatibilità scatterà solo in caso di incarichi consecutivi.

Più tutele per i sindaci che risponderanno solo per responsabilità politiche e non per quelle amministrative che spetteranno ai dirigenti, questi ultimi responsabili «in via esclusiva della gestione e dei relativi risultati». Si tratta dell’attesa riforma degli articoli 50 e 107 del Tuel, là dove si annidano tutte le contraddizioni normative che negli ultimi mesi hanno fatto finire molti sindaci nel mirino delle procure trasformando il ruolo del primo cittadino in un mestiere “ad alto rischio” e scarso appeal. Come richiesto dall’Anci e messo nero su bianco dal disegno di legge «Liberiamo i sindaci» presentato in parlamento dal vicepresidente Roberto Pella (si veda ItaliaOggi dell’11 giugno e del 7 luglio 2021), viene rimarcato il carattere esclusivamente politico delle responsabilità del sindaco e viene limitata alle sole ipotesi di dolo la responsabilità del sindaco per danno erariale in caso di esercizio o mancato esercizio del potere di ordinanza. Per marcare con maggiore evidenza la distinzione tra attività di indirizzo politico (di competenza dei sindaci) e gestione amministrativa (che spetta ai dirigenti) viene soppressa la previsione dell’attuale comma 2 dell’articolo 50 Tuel che oggi stabilisce che il sindaco e il presidente della provincia sovrintendano al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti.

I sindaci portano a casa anche un’altra richiesta storica dell’Anci, ossia l’abrogazione della causa di ineleggibilità al parlamento per i presidenti di provincia e per i primi cittadini dei comuni con più di 20 mila abitanti.

Con un disegno di legge in due tempi collegato alla legge di bilancio 2022 e che dovrebbe andare la prossima settimana sul tavolo del consiglio dei ministri, il governo prova ad accelerare sulla revisione del Testo unico degli enti locali (dlgs 267/2000) ormai vecchio di vent’anni.

Alla legge delega per la manutenzione normativa del Tuel (che dovrà adeguarlo alla innovazioni nel frattempo intervenute per effetto della riforma del Titolo V e degli interventi della Corte costituzionale) si affiancano norme immediatamente precettive che intervengono direttamente sull’assetto ordinamentale dei comuni, delle province e degli enti di area vasta modificando in modo chirurgico il dlgs 267 e la legge Delrio (n.56/2014).

Oltre che per il terzo mandato dei sindaci negli enti fino a 5 mila abitanti, i piccoli comuni festeggiano anche per l’esclusione dal controllo di gestione. Un alleggerimento burocratico non da poco per i mini-enti sempre alle prese con difficoltà operative causate dalla scarsità di risorse umane e finanziarie.

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