Dup e bilancio con l’incognita dell’emergenza. Gli enti locali si apprestano a predisporre i nuovi documenti programmatici e previsionali relativi al triennio 2022-2024 senza un quadro chiaro delle risorse che saranno disponibili. Il termine dello stato di emergenza, attualmente fissato al 31 dicembre prossimo, non coinciderà ovviamente con l’immediato ritorno a condizioni normali per chi amministra i territori. Gli scenari futuri, pertanto, sono ancora dominati dall’incertezza in ordine alla dinamica attesa delle entrate sia delle entrate che delle spese. Sul primo versante, al momento è assai complicato stimare l’andamento dei tributi e delle tariffe, non solo in termini di incassi, ma anche di accertamenti. Negli ultimi due anni, lo Stato ha garantito l’iniezione di importanti risorse attraverso il fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali e mediante i vari ristori specifici, che però al momento hanno una scadenza che coincide con quella del periodo emergenziale. Stesso discorso vale per i ristori di spesa, per i quali per di più è da tempo scattata la corsa all’impegno per evitare di perdere le risorse già assegnate. Al momento, non vi sono certezze in ordine alla possibilità di trascinamento delle eventuali economie al nuovo esercizio, anche se le indicazioni fornite dal Mef sembrano andare in questa direzione (si veda l’altro articolo in pagina). Ma i conti, come noto, si devono fare a legislazione vigente e oggi è in vigore il comma 823 della l 178/2020, che impone la restituzione allo Stato delle eventuali somme ricevute in eccesso. Senza contare i tanti punti interrogativi che riguardano le certificazioni già trasmesse e attualmente sub iudice da parte di Via XX Settembre (e della Corte dei conti) e quelle che dovranno essere trasmesse entro il prossimo 31 maggio. Sull’intero meccanismo, vale la pensa ricordarlo, pende la spada di Damocle dell’art. 106, comma 1, del dl 34/2020, in base al quale, a seguito della verifica a consuntivo della perdita di gettito e dell’andamento delle spese, da effettuare entro il 30 giugno 2022, si provvederà all’eventuale conseguente regolazione dei rapporti finanziari tra comuni e tra province e città metropolitane, ovvero tra i due predetti comparti mediante apposita rimodulazione dell’importo. Va infine rammentata la proposta formulata in piena pandemia dall’Anci di inserire nell’ordinamento una norma di principio che consenta agli enti locali di determinare le previsioni di bilancio in continuità con un volume di risorse disponibile ordinario, e quindi facendo riferimento alla media delle entrate ricorrenti dei rendiconti 2017-2019, ferma restando la gestione prudente delle spese in ragione dell’evoluzione dell’emergenza.