Il Ristori 5 (Final) viaggia su un doppio binario: quello della cancellazione delle scadenze fiscali prorogate con l’ultimo decreto della famiglia, il numero 4 ( 157/20) e quello degli indennizzi con criteri di sistema. Chiuso domani il capitolo della conversione in legge alla Camera del primo decreto ristori, 137/2020, diventato un Ristori omnibus, si è già al lavoro sul numero 5 che sarà alimentato con uno scostamento di bilancio da 20 mld nel 2021. Si sta valutando se configurare un doppio binario o un’alternanza tra le due misure, indennizzi da un lato e cancellazione delle imposte prorogate dall’altro. Per le aziende che al 31 dicembre 2020 abbiano subito un calo del fatturato annuale del 33% sarà cancellato il versamento di quanto ora, con il decreto Ristori 4, è stato prorogato a marzo. Si tratta in particolare della rata del secondo acconto delle imposte. Questa soluzione, alla presenza di requisiti che sono ancora in corso di definizione, potrebbe cumularsi o sostituirsi con il meccanismo degli indennizzi sul conto corrente, che ha visto l’invio di circa 9 mld di euro da parte dell’Agenzia delle entrate verso le partite Iva dei settori danneggiati dalle chiusura per l’epidemia.
Procedendo poi ad attuare l’impegno che i parlamentari hanno messo nero su bianco negli ordini del giorno approvati alla legge di conversione del decreto 137, nel Ristori 5 si dovrà trovare modo di dare un aiuto a quei settori che sebbene aperti hanno subito danni nella stessa misura, se non maggiore, di quelli chiusi, in una logica che superi l’elenco dei codici Ateco ma guardi alla cosiddetta filiera. In questo caso si attingerà al fondo, per il momento di oltre cinque miliardi, approvato nel decreto Ristori 4 (confluito come emendamento al Ristori 1 e dunque approvato anche esso).
La norma rinvia a un decreto attuativo in cui dovranno essere specificati i parametri e i requisiti con cui individuare l’entità dell’intervento.
Sempre nel decreto Ristori 5 si sta lavorando a tutta una serie di misure ad hoc per le partite Iva. L’impegno è stato preso con una nota ufficiale dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri e ora dopo il costante pressing delle categorie si attendono i risultati. Sul punto però alcuni esponenti degli ordini interpellati da ItaliaOggi manifestano preoccupazione sul silenzio dell’esecutivo, dopo l’impegno assunto in forma solenne con la nota del 25 novembre 2020. In cui il ministro ha dichiarato: «Siamo pronti a confrontarci per mettere a punto un meccanismo organico di natura perequativa per i Ristori che vada oltre le limitazioni per aree di rischio pandemico e quelle derivanti dai codici Ateco e si basi sul rimborso di parte dei costi fissi. In questo quadro condividiamo la necessità di ristorare, sulla base dei dati del 2020, anche i liberi professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatori o alla gestione separata».
Si tratta intanto di un anno bianco contributivo per i versamenti all’Inps (si veda altro articolo a pagina 36) che si avvierà nel 2020 ma continuerà in più tranche nel 2021. A questa misura, come detto in precedenza, si aggiungerà l’esonero/cancellazione del secondo acconto fiscale e dei versamenti rinviati al marzo, che hanno un valore di 6 miliardi di euro. E infine un capitolo destinato alle partite Iva professionisti della gestione separata, per cui si starebbe ragionando di cumulare indennizzi e esonero dei versamenti: anche in questo caso si punta al superamento dei codici Ateco e a una logica di categorie legate alla filiera produttiva.