Su ItaliaOggi un esaustivo articolo relativo al provvedimento che sarà varato dal Governo Conte. Di fatto il 2021 sarà «Anno bianco» contributivo per le partite Iva. Al posto del ristoro dal fondo perduto, infatti, lo Stato si farà carico di un anno pieno di contributi previdenziali per i lavoratori autonomi con partita Iva, reddito fino a 50 mila euro e calo del fatturato del 33% «durante il lockdown». Ad annunciarlo, ieri, il ministro degli esteri, Luigi di Maio, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.
«Anno bianco» contributivo. «Il 2021 anno bianco per gli autonomi che hanno un reddito fino a 50 mila euro l’anno e che hanno registrato un calo del 33% del proprio fatturato durante il lockdown» ha ieri scritto il ministro su Facebook. Aggiungendo: «È una misura fondamentale cui stiamo lavorando anche grazie a una seria collaborazione istituzionale con le opposizioni, seguendo il solco tracciato dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella». Di Maio precisa, inoltre, che: «Per tutto il 2021 dovrà essere lo Stato a farsi carico dei contributi che dovranno versare autonomi e partite Iva (fino a 50 mila l’anno)».
Manovra 2021. La misura, con molta probabilità, troverà sede nella manovra di bilancio che è attualmente in discussione nelle commissioni finanze e bilancio della camera dei deputati.
Ambito applicativo. Stando all’annuncio del ministro, l’incentivo dovrebbe interessare solo i lavoratori autonomi con partita Iva, vale a dire i lavoratori iscritti alla gestione separata dell’Inps e/o alle gestioni speciali dell’Ago. In via di principio, dunque, si tratta di imprese (quali artigiani, commercianti) o di professionisti senza cassa, iscritti alla gestione separata Inps. L’accesso all’incentivo dovrebbe essere legato a due condizioni, ossia alla presenza di un reddito fino a 50 mila euro e a un calo di fatturato del 33 per cento «durante il lockdown». Entrambi i requisiti è presumibile verranno richiesti in relazione all’anno 2020: il primo, il reddito, con riferimento ai 12 mesi solari; il secondo, il «fatturato» (che non è «reddito»), è possibile, invece, che riguardi soltanto i periodi di chiusura forzata delle attività, cioè durante i diversi periodi di lockdown, o anche l’intero anno.
L’incentivo. L’incentivo dovrebbe consistere nella possibilità di non versare un anno di contributi, fermo restando il riconoscimento della «copertura» ai fini previdenziali (cioè per la pensione e per altre prestazioni assistenziali): solo in questo modo, infatti, sarà lo Stato a «farsene carico». Ciò che manca (sarà evidentemente chiarito dalle norme di attuazione) è la misura del contributo che potrà non essere versato. Quest’ultimo è legato al reddito prodotto nell’anno di riferimento, con un importo minimo prefissato per legge. Stando ai valori in vigore per l’anno in corso, nel caso di artigiani lo sconto potrebbe essere di almeno 3.836 euro (un anno di contributi) per i lavoratori con più di 21 anni ovvero di 3.501 euro per i lavoratori con meno di 21 anni; nel caso di commercianti di 3.851 euro per i lavoratori con più di 21 anni e di 3.515 euro per quelli con meno di 21 anni; nel caso di professionisti senza cassa di 4.103 euro ovvero fino a 5.461 euro per gli altri lavoratori della gestione separata.