Sule Sole24Ore le prime anticipazioni sui contenuti del Decreto Maggio che andrà in discussione al Consiglio dei Ministri mercoledì prossimo. Aiuti alle imprese in base al fatturato e ipotesi di prestiti a fondo perduto.
Il governo sta mettendo in piedi un sistema a quattro livelli per l’aiuto pubblico alle imprese. Ma anche sul ruolo dello Stato nell’economia, e soprattutto sulle sue possibili declinazioni operative, ieri è stata un’altra giornata fitta di discussioni nella maggioranza. Il premier Conte ha chiesto di accelerare, e avrebbe voluto leggere in serata un testo più o meno definito che però il Mef non può confezionare se manca l’accordo politico sulle misure. Al punto da far slittare a oggi l’ennesimo vertice, previsto ieri in serata, fra Conte, il ministro dell’Economia Gualtieri e i capidelegazione dei partiti. Perché la maggioranza è tornata a dividersi anche sul reddito di emergenza, sulle misure per la famiglia e sulle ipotesi di contributi a fondo perduto alle imprese. Pd e Cinque Stelle minimizzano, perché «serve concordia, non litigi» (Zingaretti, segretario Dem) e «non è il momento della propaganda» (Di Maio).
Ma la tensione resta alta, alimentata anche dalle bozze parziali fatte circolare ieri, ed è difficile ipotizzare che la manovra riesca ad arrivare in consiglio dei ministri prima di mercoledì. E per cercare di comporre le tante tessere su cui ancora non c’è l’accordo ieri i quattro partiti dell’alleanza giallorossa hanno usato tutti i format in voga in queste settimane complicate: vertice Conte-Gualtieri con i capidelegazione e incontri bilaterali incrociati, dopo le riunioni con i capigruppo dei giorni scorsi. Mentre i nodi politici si intrecciano con quelli tecnici, che per esempio rischiano di far slittare misure come i 6-800 milioni per il trasporto pubblico o i super-bonus per l’edilizia.
Nei 155 miliardi di saldo netto da finanziare che saranno totalizzati dalla maximanovra, in ogni caso il capitolo degli interventi pubblici sulle imprese occuperà quasi metà della scena. Capitolo ricco, insomma, ma osservato con una certa preoccupazione dalle stesse aziende come ha indicato dal presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi che ha giudicato «inaccettabile avviare una campagna di nazionalizzazioni dopo aver costretto le imprese a indebitarsi». Il dossier si snoda poi sulla linea Roma-Bruxelles perché la sua operatività dipende dalle modifiche al Quadro Temporaneo sugli aiuti di Stato che dovrebbe essere definito in queste ore dall’Antitrust comunitario, alla vigilia dell’Eurogruppo di venerdì che dovrà decidere sui criteri operativi del Mes riveduto e corretto.
Quella messa in piedi al ministero dell’Economia è una struttura a quattro livelli. Al primo si incontra l’operazione «patrimonio dedicato», con i 50 miliardi destinati a Cdp per gli interventi di rafforzamento patrimoniale delle imprese considerate a rischio acquisizioni per la crisi e giudicate meritevoli di “tutela” pubblica. Questi fondi, in base allo schema presentato dal ministro dell’Economia Gualtieri nei vertici di maggioranza, sarebbe riservato agli interventi sulle imprese più grandi, sopra i 50 milioni di fatturato.
Fra i 5 e i 50 milioni interverrebbe invece il meccanismo del «pari passu». Secondo questo schema il governo affiancherebbe le ricapitalizzazioni degli imprenditori con una somma pari a quella messa dai soci privati, e l’intervento diventerebbe a fondo perduto «a certe condizioni», secondo quanto detto da Gualtieri. E proprio da queste condizioni, oltre che dalla effettiva disponibilità di capitali privati in una fase di crisi come questa, dipenderebbero il successo dell’operazione e il peso del ruolo statale nelle scelte degli imprenditori.
Sicuramente a fondo perduto sarebbe invece il terzo livello, destinato alle aziende sotto i 5 milioni di fatturato. Ma fin qui la spinta dello Sviluppo economico guidato dal Cinque Stelle Patuanelli si scontra con le obiezioni di Italia Viva e del Pd. Del resto sono già molti gli interventi «a fondo perduto» avviati o in cantiere, fa notare più di una fonte Mef citando i rifinanziamenti Cig, il credito d’imposta trimestrale per gli affitti degli immobili strumentali e lo stop agli oneri di sistema delle bollette per il periodo di chiusura di artigiani e piccole imprese, e non sarebbe facile coordinarli con un nuovo fondo generalizzato. Il quarto livello, sempre destinato alle imprese più piccole, passa dalle Regioni e prevede aiuti fino a 800mila euro (120mila per la pesca e 100mila per l’agricoltura).