Da ItaliaOggi.
I revisori non lasciano, anzi raddoppiano.Si salvano dal commissariamento del Mef, che avrebbe dovuto assicurare la presenza di un proprio rappresentante nei collegi di revisione delle società destinatarie di contributi significativi a carico dello Stato.
E in più acquistano ulteriori responsabilità, perché saranno proprio loro a dover verificare che nelle società, negli enti, negli organismi e nelle fondazioni che ricevono contributi, l’utilizzo dei fondi pubblici sia avvenuto nel rispetto delle finalità per cui sono stati concessi.
Discorso diverso per le pubbliche amministrazioni (centrali e locali inserite nell’elenco Istat), dove i controlli governativi resteranno in piedi ma in forma molto meno pervasiva, perché nei collegi dei revisori e nei collegi sindacali non siederanno più rappresentanti del Mef, ma rappresentanti designati dai singoli ministeri “sulla base delle proprie attribuzioni di competenza”. Saranno quindi i soli organi di controllo della p.a. a dover aprire le porte a soggetti esterni per le “necessarie attività di monitoraggio della spesa” finalizzate a “garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in accordo con l’ordinamento dell’Unione europea”.
I revisori non lasciano, anzi raddoppiano.Si salvano dal commissariamento del Mef, che avrebbe dovuto assicurare la presenza di un proprio rappresentante nei collegi di revisione delle società destinatarie di contributi significativi a carico dello Stato.
E in più acquistano ulteriori responsabilità, perché saranno proprio i commercialisti a dover verificare che nelle società, negli enti, negli organismi e nelle fondazioni che ricevono contributi, l’utilizzo dei fondi pubblici sia avvenuto nel rispetto delle finalità per cui sono stati concessi.
Discorso diverso per le pubbliche amministrazioni (centrali e locali inserite nell’elenco Istat), dove i controlli governativi resteranno in piedi ma in forma molto meno pervasiva, perché nei collegi dei revisori e nei collegi sindacali non siederanno più rappresentanti del Mef, ma rappresentanti designati dai singoli ministeri “sulla base delle proprie attribuzioni di competenza”. Saranno quindi i soli organi di controllo della p.a. a dover aprire le porte a soggetti esterni per le “necessarie attività di monitoraggio della spesa” finalizzate a “garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in accordo con l’ordinamento dell’Unione europea”.