Da ItaliaOggi.
E’ sicuramente uno dei temi più dibattuti di questi ultimi mesi e dal momento che amplia l’attività professionale dei revisori, i vertici dell’istituto nazionale revisori legali hanno opportunamente deciso di provvedere in tempo utile a rendere disponibile un percorso formativo in linea, nei tempi e nei modi, con quanto stabilito dall’apposita circolare del mef del 12 novembre scorso relativa ai requisiti del Revisore della sostenibilità ed all’obbligo di acquisizione di crediti formativi. “Il Bilancio di sostenibilità – argomenta il vice presidente dell’istituto Luigi Esposti – è uno strumento che le imprese utilizzano per rendere conto degli impatti sociali, ambientali ed economici derivanti dalla propria attività. Esso integra le informazioni finanziarie con i dati non finanziari, offrendo una visione completa delle informazioni aziendali in relazione alla responsabilità sociale e ambientale. Con l’introduzione di normative sempre più stringenti, molte aziende di dimensioni rilevanti (ad esempio quelle che superano determinati limiti di fatturato, numero di dipendenti o totale attivo) sono obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità, in linea con le direttive europee. In particolare la direttiva UE 2014/95/UE, nota come “Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria”, aggiornata dalla nuova direttiva 2022/2464/UE, ha esteso progressivamente l’obbligo di redazione di questo Bilancio a un numero sempre maggiore di aziende, imponendo una maggiore trasparenza riguardo a tematiche sociali, ambientali e di governance. In un contesto in cui la sostenibilità sta assumendo un’importanza crescente a livello globale, l’attestazione della rendicontazione di sostenibilità da parte di un Revisore legale abilitato alla redazione della rendicontazione di sostenibilità diventa un elemento cruciale per garantire la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni fornite.
L’introduzione della figura del revisore legale ha come scopo quello di aumentare la credibilità delle informazioni non finanziarie, incoraggiare una gestione aziendale più responsabile e sostenibile e rispondere a una crescente domanda da parte degli investitori sulla trasparenza nelle pratiche aziendali. In sintesi, l’attestazione obbligatoria da parte dei revisori legali abilitati rappresenta una tappa importante nell’evoluzione del controllo aziendale e nella promozione di un modello di affari più sostenibile e responsabile. Non sono attualmente disponibili molti esempi operativi, dato che le norme sono ancora in fase applicativa.”
Nel dettaglio il revisore legale, tradizionalmente incaricato della revisione del bilancio finanziario, è sempre più coinvolto ad estendere il proprio intervento anche al bilancio di sostenibilità e sebbene la revisione del bilancio di sostenibilità non sia ancora obbligatoria in tutte le giurisdizioni, molte normative e linee guida stanno progressivamente imponendo la verifica indipendente delle dichiarazioni non finanziarie, in particolare per le imprese di maggiori dimensioni.
“Il ruolo del revisore legale, in questo contesto – sottolinea Esposti – è quello di fornire un’assicurazione sulla veridicità e sull’affidabilità delle informazioni di sostenibilità presentate nel bilancio. Il revisore esamina la conformità con i principi di rendicontazione, verifica l’accuratezza dei dati e l’affidabilità delle metodologie utilizzate dall’impresa. L’obiettivo finale è quello di assicurare che il bilancio di sostenibilità sia rappresentato in modo veritiero, trasparente e conforme ai modelli di riferimento riconosciuti.”
Le principali attività che il Revisore legale svolge nel contesto del Bilancio di sostenibilità comprendono innanzitutto la valutazione della coerenza e completezza del bilancio di sostenibilità, ovvero una attenta verifica riguardo la disamina di tutti gli aspetti significativi della sostenibilità per l’impresa, in conformità con le normative applicabili, i principi contabili e le linee guida internazionali come la global reporting initiative (gri), gli ‘sdg’ delle Nazioni Unite o i principi di rendicontazione non finanziarie dell’Unione Europea. “La coerenza – spiega Esposti – implica che le informazioni finanziarie e non siano presentate in modo integrato, mentre la completezza assicura che non vengano omessi aspetti rilevanti. Inoltre, una verifica della trasparenza e della comparabilità dei dati, in quanto il Revisore deve accertare che le informazioni non finanziarie siano presentate in modo chiaro, comprensibile e comparabile nel tempo. Questo include la verifica della metodologia utilizzata per la raccolta e la rappresentazione dei dati, la scelta degli indicatori e la coerenza con gli anni precedenti. C’è poi la verifica della corretta applicazione degli standard di rendicontazione come i ‘gri’ (global reporting initiative) o i principi della task force on climate – related financial disclosures (tcfd), che forniscono un quadro di riferimento per le informazioni da includere nel bilancio di sostenibilità. Il Revisore verifica che l’impresa aderisca agli standard scelti, applicando i criteri in modo corretto. Altro passaggio chiave nell’attività di revisione della sostenibilità è il controllo dei dati qualitativi e quantitativi come le emissioni CO2, l’energia consumata o le ore di formazione e i dati qualitativi, come le descrizioni delle iniziative sociali o ambientali, per verificare che siano accurati, documentati e rispecchino correttamente le reali attività aziendali. Si passa poi alla verifica dell’affadibilità di tutte le fonti, poiché il Revisore deve accertarsi che le informazioni fornite nel bilancio di sostenibilità siano provenienti da fonti affidabili, e che le emissioni di gas serra siano supportate da misurazioni ufficiali e che i dati sul trattamento dei rifiuti siano basati su report di Enti certificati. Ed infine c’è l’analisi dei rischi e delle opportunità, ovvero l’aspetto più importante perché la verifica del revisore è finalizzata ad accertare se l’impresa ha identificato con correttezza i rischi ambientali, sociali e di governance (esg) e se ha adottato strategie adeguate al fine di renderli meno gravosi.”
Questa specifica attività di controllo richiede una serie di caratteristiche distintive che la differenziano dalla revisione di un bilancio finanziario come osserva Esposti: “La prima di queste caratteristiche è l’imparzialità, poiché il Revisore legale deve garantire la propria indipendenza e imparzialità nella esecuzione del suo mandato. E questo significa che non devono esserci conflitti d’interesse, come nello svolgimento dell’attività di revisione legale tradizionale che possa influire sul giudizio finale. C’è poi l’affronto del rischio, ovvero il professionista contabile deve saper adottare un approccio basato sui rischi per concentrarsi sugli aspetti più critici del bilancio di sostenibilità, vale a dire tutti quelli che potrebbero influire maggiormente sulla reputazione o sugli elementi aziendali a lungo termine.
“Altro onere del revisore – prosegue Esposti – è poi l’adozione degli standard internazionali, ovvero le linee internazionali, come la global reporting initiative (gri), i principi della task force on climate – related financial disclosures (tcfd) e le normative europee (direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione non finanziaria, forniscono un quadro di riferimento per la rendicontazione e la revisione del bilancio di sostenibilità che l’impresa aderisca a questi standard. Di particolare rilievo, infine, la metodologìa della revisione che deve essere adattata alle specificità del bilancio di sostenibilità. Infatti, sebbene la revisione del bilancio di sostenibilità non comporti la stessa analisi dei flussi finanziari, questa richiede, comunque, una rigorosa verifica dei dati e delle informazioni mediante campioni, conferme esterne, interviste e valutazioni di esperti.”
Ed è proprio in questi ultimi punti che si evince chiaramente il ruolo decisivo del revisore legale in termini di trasparenza e responsabile sociale poiché attraverso la sua attività di verifica deve garantire che l’impresa non solo rispetti gli obblighi normativi, ma assuma una reale responsabilità sociale e ambientale, contribuendo a una cultura di trasparenza.
L’impegno dell’Inrl nella formazione del revisore di sostenibilità
Alla luce di quanto dettato dalla circolare del mef n.37 del 12 novembre scorso in materia di ‘revisione di sostenibilità, l’Inrl ha provveduto tempestivamente a mettere a disposizione dei Revisori interessati i cinque crediti formativi obbligatori nelle materie caratterizzanti la sostenibilità, validi ai fini dell’abilitazione allo svolgimento dell’attività di attestazione di conformità della rendicontazione di sostenibilità da parte dei revisori legali iscritti al registro.
Con recente circolare viene inoltre puntualizzato che i revisori dovranno maturare i crediti richiesti entro la data del 31 dicembre e per la prima volta si chiarisce che tutti gli argomenti elencati nel gruppo ‘d’ del programma annuale 2024, indicati come non caratterizzanti la revisione legale, devono intendersi caratterizzanti ai fini degli obblighi formativi sulla rendicontazione di sostenibilità. La circolare precisa altresì che non appare possibile frazionare, ai fini dell’abilitazione, i crediti richiesti ripartendoli tra due annualità. Ecco perché l’obbligo di maturazione dei crediti formativi 2024 appare inderogabile al prossimo 31 dicembre.
A tal proposito l’istituto nazionale revisori legali ha già comunicato in una nota diffusa nei giorni scorsi dai media di riferimento che nel suo piano di alta formazione sono già presenti 6 ore di formazione accreditate dal mef in materie del gruppo ‘d’, dunque caratterizzanti per la revisione della sostenibilità. Pertanto, per i revisori interessati, è possibile accedere al percorso formativo obbligatorio sulla revisione di sostenibilità contattando direttamente la segreteria dell’Inrl.