Sostenibilità: nel report ESG, tutti i compiti dei revisori legali


Dal Sole24Ore.

Per i revisori legali già attivi diventare revisori della sostenibilità sarà abbastanza semplice e rapido: sono solo due, infatti, gli adempimenti richiesti dal decreto legislativo 125/2024, in vigore dal 25 settembre, che ha recepito la direttiva Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive). Per i revisori contabili già iscritti al Registro (e per quelli che lo saranno entro il 1° gennaio 2026) infatti l’abilitazione si ottiene:

1 con una formazione aggiuntiva nelle materie caratterizzanti che riguardano la sostenibilità per cinque crediti (ovvero corsi di cinque ore);

2 con una domanda di iscrizione anche al nuovo elenco dei revisori di sostenibilità.

A semplificare in modo ulteriore il quadro ci sono anche le istruzioni della Commissione europea. Nelle sue Faq sulla direttiva Csrd, infatti, la Ue ha chiarito che nel periodo transitorio (fino al 1° gennaio 2026, appunto), non è necessario compiere il nuovo tirocinio di otto mesi specifico sulle materie Esg previsto per i futuri revisori. È?sufficiente aggiornarsi con la formazione continua. La Commissione ha anche offerto agli attuali revisori la possibiltà di abilitarsi a queste nuove funzioni senza fretta, ovvero anche dopo la fine del periodo transitorio al 1° gennaio 2026. In altre parole, per loro la finestra resta sempre aperta (tra l’altro le Faq ammettono anche la possibilità di tariffare a prezzi ridotti il report di sostenibilità da allegare al bilancio se il servizio è affidato allo stesso revisore dei conti o alla società di revisione).

Non dovranno affrettarsi quindi i quasi 40mila iscritti attivi al registro dei revisori (più quelli che si aggiungeranno con le ultime sessioni d’esame) per abilitarsi all’asseverazione dei report Esg. Anche perché – per la verità – al momento nessuno dei due adempimenti è realizzabile.

La formazione

Nel periodo transitorio, il revisore si può abilitare anche per verificare il documento Esg (obbligatorio per ora solo per banche, assicurazioni e grandi imprese) a condizione che abbia maturato «almeno cinque crediti formativi annuali nelle materie caratterizzanti la rendicontazione e l’attestazione della sostenibilità» (articolo 16 del decreto 125).

I corsi validi sono anche stati individuati (in base alle indicazioni della direttiva) dal Mef nel programma annuale di formazione 2024, varato a gennaio, in cui c’è tutto un gruppo di nuove materie – dai principi di rendicontazione alla tassonomia e all’analisi di sostenibilità, ad esempio – ma non essendoci ancora la norma non è stato possibile classificare quelle materie come «caratterizzanti». Anche il Consiglio nazionale dei commercialisti, ad esempio, ha organizzato e sta organizzando momenti formativi. Il primo sarà il prossimo il 24 ottobre con il presidente, Elbano de Nuccio, che illustrerà le competenze richieste e le prospettive di mercato per i commercialisti su questo fronte. Sempre entro il mese è atteso un altro corso base. Tutti questi momenti di formazione saranno utili per “prendere le misure” delle nuove funzioni aperte ai consulenti fiscali e contabili ma non per il requisito dei cinque crediti caratterizzanti.

Le domande 

È?ancora da definire anche il modello con cui fare domanda di abilitazione alla professione di revisore della sostenibilità: i contenuti sono affidati a un decreto Mef-Giustizia non ancora varato.

A regime

Dal 2026 si diventerà revisori della sostenibilità anche inserendo nel tirocinio triennale già obbligatorio per gli aspiranti revisori dei conti otto mesi di esperienza sui report di sostenibilità. «Siamo lavorando sulle linee guida per questo nuovo tirocinio – anticipa Francesco Targia, presidente della Commissione centrale per i revisori legali nominata dal Mef – questa settimana è previsto il primo incontro per definire il piano di lavoro. Vogliamo attivarci al più presto per dare certezze a chi si avvia verso questa professione». Ma sono sempre meno i giovani attratti dal lungo percorso per diventare revisori: al 30 aprile 2023 erano 7.148 gli iscritti nel Registro del tirocinio, 523 in meno rispetto all’anno precedente.

Senza contare che nei tre anni di praticantato in tanti si “arrendono”: nel 2023 il 39% dei tirocinanti era iscritto al primo anno, quota scesa al 27% per il terzo e ultimo anno. Per tamponare l’emorragia, da quest’anno debutteranno prove d’esame semplificate.

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