Pnrr, uscite per 51 miliardi, assegnato l’85% dei fondi, ma le opere vanno a rilento


Da ItaliaOggi e Sole24Ore.


La spesa legata al Pnrr avanza. Rispetto all’ultima rilevazione di fine 2023 quando, al netto delle misure fuoriuscite dal Piano, il contatore della spesa aveva toccato quota 42 miliardi, dopo sei mesi l’asticella si ferma a 51,36 miliardi. A due anni dalla conclusione del Piano (a meno che non intervengano proroghe sulla cui necessità il ministro Raffaele Fitto preferisce non esprimersi rimandando la decisione alla nuova Commissione europea di cui potrebbe far parte) restano da spendere 143 miliardi.

Ma ci si chiede, come rileva Il Sole24Ore, il Pnrr italiano viaggia con il freno a mano tirato, come temono in molti anche al ministero all’Economia guardando ai dati della spesa effettiva? Oppure corre ai ritmi da primato rivendicati a più riprese da Palazzo Chigi? 

I numeri contenuti nella nuova relazione semestrale sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentati ieri dal ministro Raffaele Fitto in cabina di regia, presente la premier Giorgia Meloni, offrono gli strumenti per una lettura più articolata, che non cancella le preoccupazioni, ma indica qualche elemento incoraggiante in prospettiva.

La spesa, in effetti, rimane bassa. Il conteggio aggiornato al 30 giugno la misura in 51,36 miliardi di euro, cioè solo 9,4 miliardi sopra i livelli di fine 2023 (42 miliardi); i 45,6 scritti nella precedente relazione comprendevano anche interventi poi usciti dal Pnrr con la rimodulazione approvata a dicembre. La geografia più complessiva delle risorse del Pnrr mostra però anche che 164,79 miliardi su 194,42 miliardi sono ormai assegnati ai soggetti attuatori dopo che i progetti da finanziare sono stati individuati con bandi, avvisi, circolari o altri provvedimenti. In pratica, insomma, l’85% dei fondi ha trovato la propria destinazione. 

Previous Terzo settore: per gli enti minori rendiconti contabili semplificati
Next Visto di conformità: confermata la preclusione ad alcuni professionisti. E i tributaristi ricorreranno alla corte di giustizia ue