Da ItaliaOggi. La rivoluzione delle sanzioni penali tributarie. Si va verso un ravvedimento operoso rafforzato per ridurre le percentuali delle sanzioni tributarie attualmente in vigore. In fase di ultimazione meccanismi di esonero per gli omessi versamenti con requisiti di necessità. E non solo sul fronte pressione fiscale, nel 2025 ulteriore riduzione delle aliquote Irpef per alleggerire i tartassati del ceto medio con il traino delle adesioni al concordato preventivo biennale che non è un condono.
E infine sul fronte imprese il meccanismo della maxideduzione sarà perfezionato per consentire una contestuale riduzione dell’Ires per le imprese che si impegnano almeno due anni ad assumere e fare investimenti qualificati. Maurizio Leo, viceministro all’economia e padre della riforma fiscale ha anticipato ad un forum organizzato da ItaliaOggi i prossimi passi dell’attuazione della riforma fiscale. Prossimo decreto in approvazione dunque entro metà marzo quello delle sanzioni, considerato come ha ribadito più volte Leo che: «siamo assolutamente fuori linea rispetto agli altri paesi dell’Unione europea che applicano meccanismi sanzionatori e non eccedono il 60%».
In Italia invece si arriva a quote, nel caso dell’Iva, dal 120 al 140%. Per Leo nel decreto si ricalibrerà la riduzione delle percentuali con il meccanismo del ravvedimento operoso «perché altrimenti si arriverebbe proprio a un ammontare di sanzioni assolutamente risibili per il ravvedimento». Insomma si avrà un giusto mix tra riduzione delle sanzioni e meccanismo di ravvedimento operoso da parte del contribuente. Invece sul fronte penale, «si sta discutendo con il ministero della giustizia nei casi in cui il comportamento del contribuente nell’omesso versamento non è reiterato nel caso in cui il contribuente ha pagato, ha indicato nella dichiarazione l’imposta da pagare, ha pagato i fornitori, ha pagato i dipendenti, magari ha un credito nei confronti della pubblica amministrazione» come spiega Leo si sta lavorando col ministero della giustizia «per vedere in conformità a quello che prevede la delega, di introdurre dei meccanismi che facciano venir meno l’applicazione della sanzione penale, fermo restando la sanzione amministrativa». Infine sul ruolo dei commercialisti per la certificazione del rischio fiscale, Leo non ha dubbi: «La cooperative compliance richiederà la certificazione del rischio fiscale e in particolare la certificazione del tax Control framework,