Patto col Fisco: via libera del Governo al concordato biennale, esteso a tutte le partite IVA


Dal Corriere della Sera/Economia…

Via libera definitivo del Consiglio dei Ministri al decreto legislativo sul nuovo procedimento accertativo e il concordato preventivo biennale per le partite Iva, uno dei capitoli fondamentali della riforma fiscale voluta dal governo Meloni e con il quale si stabiliscono a priori le tasse da pagare. Il testo, attraverso una sorta di restyling operato dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, recepisce l’osservazione contenuta nei pareri delle Commissioni parlamentari e ha eliminato dal testo iniziale il riferimento al “punteggio otto” degli Isa (gli indici di affidabilità fiscale) per accedere al concordato. In questo modo viene estesa la platea dei contribuenti che possono utilizzare questo nuovo strumento. Il nuovo testo sul concordato nelle intenzioni del governo dovrebbe cambiare i rapporti tra il Fisco e il mondo delle partite Iva, spingendo queste ultime ad adeguarsi spontaneamente alle richieste dell’Agenzia.
Vediamo quali sono le novità.

La prima contestata novità è che il concordato preventivo viene aperto a tutti i lavoratori autonomi e titolari di redditi di impresa, dunque anche a quelli giudicati «inaffidabili» rispetto alla valutazione Isa, che di fatto fotografa in modo «quantitativo» l’affidabilità fiscale – appunto – dei contribuenti. La pagella con i promossi e i bocciati è stilata dal Fisco: chi ottiene un voto dall’8 in su è ritenuto affidabile, sotto a questa soglia, invece, si è considerati contribuenti a rischio evasione. Nonostante all’inizio si aveva deciso (giustamente) di ammettere al concordato preventivo solo i promossi a pieni voti, su richiesta del Parlamento il governo ha cambiato rotta e ha deciso di estenderlo a tutti anche ai bocciati. Con questa modifica, i diretti interessati sono tutti i 2,5 milioni che si trovano già nel regime Isa. Per loro il concordato sarà biennale. Mentre per gli 1,7 milioni che hanno aderito al regime forfettario (tassa piatta al 15%) al momento sarà a cadenza annuale.

Con il concordato preventivo, l’Agenzia, al momento di proporre al contribuente la cifra da pagare, potrà calcolare un eventuale incremento del reddito rispetto a quello dell’anno di riferimento «fino al massimo del 10%, fatta salva la facoltà di una proposta difforme a tale limite motivata e sottoposta a contraddittorio con il contribuente prima di essere formalizzata», come si legge nel testo…

Nonostante la scelta di aprire a tutti indiscriminatamente la possibilità di accedere al concordato preventivo, un paletto però è rimasto. Sono esclusi, infatti, tutti i contribuenti che si trovano con un debito tributario superiore ai 5 mila euro. Le Commissioni parlamentari in realtà avevano chiesto di inserire un altro paletto: che il reddito proposto dall’Agenzia delle entrate a partite Iva e imprese non fosse superiore al 10% di quanto dichiarato l’anno precedente. Ma la proposta è stata rifiutata dal governo.

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