Sul Sole24Ore l’esplicita richiesta dell’Inrl ai politici affinchè vengano riconosciute le competenze specifiche dei revisori legali.
Il venir meno della proposta di estendere anche ai revisori legali la possibilità di trasmettere le dichiarazioni e rappresentare i contribuenti nelle commissioni tributarie, come inizialmente previsto dal decreto Legge 247/2023 (Decreto Anticipi), dimostra ancora una volta che parte della politica si rifiuta di riconoscere la pari dignità di questa professione rispetto alle altre della medesima area, pur in presenza di comprovate e qualificate competenze tecniche. A tal proposito vale la pena ricordare che il Revisore Legale ha un autonomo percorso formativo e una durata triennale del tirocinio professionale, che è doppia rispetto a quella prevista per le altre professioni del comparto economico. Già in passato, più volte anche con atti proditori, i Revisori Legali sono stati privati di abilitazioni inizialmente contemplate in provvedimenti legislativi, quali la rappresentanza nelle commissioni tributarie, il visto di conformità ed altri ambiti professionali.
E’ giunto quindi il momento di riconoscere l’importanza ed il ruolo cruciale del Revisore Legale, già ufficializzato tra l’altro anche come garante della terzietà nelle verifiche tecnico-legali presso gli enti locali. Il pieno riconoscimento di questa professione e di tutte le sue prerogative derivanti da specifiche e accertate competenze tecniche, è un atto dovuto che la politica ed il legislatore non possono più impedire. E questo anche alla luce di quanto dettato da specifiche normative dell’Unione Europea che hanno stabilito ambiti e competenze della libera professione della Revisione Legale, una delle poche, peraltro, esercitabili a pieno titolo, dai professionisti-cittadini europei, in un qualsiasi paese-membro della UE.