Dal Sole24Ore.
Solo poco più di due su dieci tra i professionisti stanno già utilizzando l’intelligenza artificiale in studio (il 22%), la maggior parte (15%) solo per uso interno. Gli altri preferiscono attendere di conoscere meglio lo strumento (72%), mentre un piccolo zoccolo duro (6%) non ritiene l’Ia utile nella propria attività.
Il tema della formazione, però, è centrale per i professionisti, a giudicare anche dall’indagine sull’intelligenza artificiale realizzata da Alavie, società specializzata in soluzioni di compliance alle normative per i professionisti (tra cui antiriciclaggio, privacy, etc.). Nelle oltre 300 interviste realizzate (si vedano anche alcuni risultati qui sotto) spicca, appunto, la necessità di un aggiornamento delle competenze prima di cominciare ad utilizzare l’Ia: il 76% non ha ancora svolto formazione.
Ma in tanti ne riconoscono vantaggi e opportunità: la stragrande maggioranza la ritiene utile, ad esempio, per gli adempimenti antiriciclaggio: in dettaglio il 51% solo in parte e il 38% completamente. Sono più sfumate, invece, le posizioni rispetto a quale sistemi utilizzare. Qui la platea si divide quasi a metà tra chi ritiene utile avvalersi di un sistema proprietario e chi, invece, (47%) non lo ritiene un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti. Ma l’approccio dei professionisti all’Ia sembra ancora a livello sperimentale: lo dimostra anche il fatto che quasi nove su dieci (84%) non hanno ancora una policy per disciplinare l’utilizzo dell’Ia. Viene visto ancora lontano, quindi, l’obbligo di avere regole di condotta che arriverà per i professionisti con il varo del Ddl sull’intelligenza artificiale (approvato dal Senato e ora alla Camera).