ctu, persi due terzi dei consulenti tecnici. a breve dal ministero la revisione degli onorari


Dal Sole24Ore.

A distanza di un anno dal primo popolamento, sono 54.249 i consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) e 9.622 i periti iscritti (al 7 marzo) al nuovo Albo unico telematico. Nei fatti, la platea da cui i magistrati possono attingere gli esperti per chiarire gli aspetti tecnici dei giudizi si è ridotta di due terzi rispetto agli oltre 183mila Ctu e periti censiti nel 2023 nei vecchi albi analogici tenuti presso i singoli tribunali. 

Il calo è avvenuto proprio nel passaggio dagli elenchi cartacei alla piattaforma centralizzata digitale, prescritto dalla riforma Cartabia, che ha imposto anche ai vecchi Ctu di attivarsi e re-iscriversi all’Albo unico (la prima scadenza era fissata al 4 marzo 2024), senza travasi automatici. Evidentemente molti hanno preferito abbandonare questa attività. Una scelta su cui ha senz’altro pesato il nodo dei compensi, fermi da 23 anni, ma che ora sono vicini a una revisione.

Le ragioni del calo

Nell’Albo telematico le rappresentanze di molte professioni sono contenute. Ad esempio sono solo 5.151 in tutta Italia i geometri nell’Albo Ctu, gli psicologi 1.319 e i medici 6.124. Tra le categorie più rappresentate resistono commercialisti ed esperti contabili: 16.638, il 31% degli iscritti all’Albo Ctu.

Del resto, risale al 2002 (decreto 30 maggio del ministero della Giustizia) l’ultimo aggiornamento dei compensi di Ctu e periti: sia quelli (fissi o variabili) collegati all’attività svolta, sia quelli orari (detti “a vacazione”). È infatti rimasta lettera morta la previsione del Testo unico delle spese di giustizia (articolo 54 Dpr 115/2002) che impone un adeguamento triennale in base agli indici Istat dei prezzi al consumo. Così, la tariffa a tempo è ancora oggi pari a 14,68 euro nelle prime due ore e a 8,15 nelle due successive (4,075 l’ora). Differenza, peraltro, appena dichiarata incostituzionale dalla Consulta (sentenza 16/2025).

Per aggiornare gli onorari, il ministero della Giustizia ha istituito a dicembre 2023 una commissione, che dovrebbe concludere i lavori entro fine mese. Sul tavolo non c’è solo l’adeguamento Istat dal 2002, che già vale un aumento di circa il 40 per cento. Molti Ordini hanno chiesto di guardare ai compensi indicati dai decreti parametri, se aggiornati. Ma l’obiettivo è anche il riconoscimento di attività nuove. 

Non è solo il fattore economico a far desistere i potenziali consulenti. «Serve una formazione giuridica di base – precisa Giorgio Granello, consigliere di Confassociazioni e membro della commissione di revisione degli onorari – per questo sto lavorando a un accordo tra diversi Ordini per l’aggiornamento comune sugli aspetti giuridici». 

Le richieste dei professionisti 

Disomogeneità nelle liquidazioni delle parcelle da un tribunale all’altro e nuove attività sono tra le difficoltà che i commercialisti hanno segnalato alla commissione. «Anche per incarichi identici i compensi sono molto diversi – precisa Giovanna Greco, consigliere del Cndcec con delega alle funzioni giudiziarie e Adr – in alcuni tribunali si applica spesso la norma che dimezza gli importi, in altri quella che li raddoppia, ovvero l’articolo 52 del Testo unico spese di giustizia, uno strumento per riallineare i compensi a valori adeguati, visto il mancato aggiornamento».  I commercialisti sono spesso consultati per l’analisi dei rischi crediti, nelle procedure concorsuali, nel controllo di gestione e nella contabilità aziendale.

Previous Alta Formazione INRL - 1^ Sessione 2025
Next crisi d'impresa: per valutare le sospensione del credito la banca deve adottare i principi della buona fede e correttezza