e per i revisori
Dal Sole24Ore.
Le prove di abilitazione in forma semplificata continuano a far progredire i tassi di accesso alle professioni, ma in modo molto variabile da categoria a categoria e, nell’insieme, senza far registrare differenze così significative rispetto alla versione più articolata e difficile dell’era pre Covid. Mentre continua, inesorabile, la disaffezione verso la libera professione.
Ma le prove semplificate – di solito un solo orale, a distanza – ereditate dalla pandemia potrebbero essere comunque archiviate se non interviene anche quest’anno, come da quattro anni a questa parte, l’ennesima proroga.
Un chiarimento in questo senso potrebbe arrivare dal decreto Milleproroghe che è sempre stato finora il veicolo di legge adottato per continuare in modalità semplificata e che proprio mercoledì 22 gennaio, comincia a entrare nel vivo dell’esame in commissione Affari costituzionali al Senato con il deposito degli emendamenti. Allora si capirà meglio se il pressing per un ulteriore rinvio anche per il 2025 potrà avere successo.
Le ultime sessioni
Ma nell’attesa è utile dare uno sguardo agli ultimi dati, quelli delle sessioni 2023, che il ministero dell’Università ha appena pubblicato. Ed è qui che si scopre come in quell’anno le prove ancora semplificate abbiano portato in media a un 10% in più di promossi, rispetto all’ultima tornata svolta in modalità ordinaria, quella del 2019. Un buon dato certo, ma non così determinante, ad esempio, per attrarre più giovani verso la libera professione.
La performance, poi, è la media fra 34 categorie. Sono esclusi i medici per i quali dal 2020 con l’emergenza Covid l’esame è stato inglobato nel percorso di laurea, i consulenti del lavoro (esami di competenza del ministero del Lavoro) e i diplomati; mentre per gli avvocati l’ultimo dato disponibile dalla Giustizia è del 2022.
Nel dettaglio, nel 2023 ci sono state anche nove categorie che hanno fatto registrare tassi di successo (ovvero il rapporto tra candidati e abilitati nell’anno) leggermente inferiori rispetto al 2019 (si veda la tabella a fianco). È andata così, ad esempio, per alcuni junior (dai biologi agli ingegneri industriali) e per i pianificatori.
Ma per altre categorie, indubbiamente, il vantaggio è significativo: i commercialisti, ad esempio, hanno incrementato di 12 punti la percentuale di promossi, gli architetti di 15 e i revisori legali di nove. Per i commercialisti, peraltro, il 2023 è stato l’ultimo anno con un esame in prova unica a distanza. Già l’anno scorso, infatti, si è passati a due prove, una scritta e una orale (comunque derogatorie) ma sostenute in presenza.
Il labirinto delle modalità
In questi anni le procedure di accesso alle professioni si sono affastellate. L’emergenza Covid, ad esempio, ha portato alle prove uniche a distanza, ma ha anche spianato la strada alle lauree abilitanti, in cui l’esame di Stato è svolto insieme a quello di laurea: hanno cominciato i medici nel 2020 in piena pandemia. E si sono messi in scia anche le altre professioni sanitarie: per dentisti, farmacisti, veterinari, tecnologi alimentari la legge 163/2021 ha aperto la strada alla laurea abilitante con tirocinio tutto interno al percorso accademico: i decreti attuativi del 2022 l’hanno fatta partire dall’anno accademico 2023/2024, previo adeguamento dei regolamenti didattici. A parte alcune “code” di laureati del vecchio ordinamento , il 2025 potrebbe quindi essere l’anno in cui questo meccanismo entra a pieno regime.
Svolgono l’esame di abilitazione in sede di laurea anche gli iscritti alle tre lauree professionalizzanti (per le professioni dell’edilizia, agrarie e tecnico-industriali), ma anche in questo caso resta il doppio binario: i diplomati potranno continuare ad abilitarsi, ma dopo l’esame di Stato. Ma non i periti industriali per i quali da quest’anno la laurea professionalizzante è l’unica porta d’accesso.
Capitolo a parte per gli avvocati. Per loro la legge forense rivedrebbe l’esame: tre prove scritte senza codice e un orale su sette materie, ma di proroga in proroga si va avanti con le regole post “Covid” e un solo scritto e un orale. Procedura che l’associazione giovani avvocati (Aiga) vorrebbe applicare – come si legge in una nota – anche quest’anno «per garantire un esame più equo e adeguato ai tempi».
Il veicolo della proroga appunto, potrebbe essere il Dl 202/2024 (Milleproroghe) da convertire in legge entro il 26 febbraio nel quale possono trovare posto sia la proroga per gli avvocati sia quella per le altre professioni con laurea. Mentre per i diplomati la scelta è rimessa al ministero dell’Istruzione: un incontro in questo senso con le categorie è fissato per il 4 febbraio.
La disaffezione
Anche dai dati degli esami di abilitazione 2023 traspare il continuo disinteresse dei giovani verso la libera professione. Solo 50.895 (-17% sul 2019 depurato anche dai dati sui medici). Quattro professioni (architetti, ingegneri civili, geologo e conservatore) diminuiscono di oltre il 40 per cento; i commercialisti del 30% e gli avvocati del 35 per cento. Il boom del 2020 quando con le prime prove semplificate si sono candidati in oltre 87mila (molti per ruoli junior) è solo un ricordo.