Il 35% dei professionisti continua a lavorare anche dopo la pensione


Dal Sole24Ore.

Più di uno su tre (il 35%) del totale dei liberi professionisti in
pensione continua a lavorare anche mentre riceve l’assegno di
quiescenza. Ma se si guarda ad avvocati, commercialisti, architetti e
ingegneri ben più della metà di chi percepisce l’assegno continua a
lavorare. A raccontare con dati e analisi dettagliate il fenomeno
della “silver economy” è il XIV rapporto Adepp sulla previdenza
privata, presentato a Roma la scorsa settimana.

Quanti sono

Il numero dei pensionati attivi (ovvero di coloro che pur riscuotendo
una pensione di vecchiaia o, in alcuni casi, di anzianità continuano a
lavorare, produrre reddito e versare contributi) è in espansione da
tempo tra i liberi professionisti ordinistici : nel 2005 erano poco
più di 42mila i pensionati attivi (il 3% rispetto a 1,251 milioni di
iscritti semplici contribuenti ). Oggi sono oltre 119mila e valgono
l’8% rispetto a 1,489 milioni di iscritti non pensionati (si veda la
prima tabella).

Ma corrono molto di più rispetto ai semplici attivi: dal 2005 infatti
sono aumentati del 183% rispetto al +19% degli iscritti attivi. Negli
ultimi dieci anni, poi, questi ultimi sono cresciuti solo dell’un per
cento mentre i pensionati attivi del 61 per cento. Questa crescita a
due velocità è, secondo Adepp, ormai « strutturale, legata a fattori
economici, sociali e culturali».

In effetti le ragioni che entrano in gioco nella scelta di continuare
a lavorare possono essere varie e molto diverse, da professionista a
professionista: dalla voglia di non abbandonare subito professione,
clientela e studio avviato, alla necessità di integrare l’importo
dell’assegno, alla transizione nel passaggio generazionale.

Le differenze

Contano parecchio anche le dinamiche interne alle singole categorie:
dalle opportunità di lavoro offerte ai pensionati da certe
professioni, alle normative previdenziali di categoria. Perché ogni
Cassa ha regole diverse: avvocati consulenti del lavoro e geometri, ad
esempio, possono andare in pensione anche a 60 anni con 40 di
versamenti, i commercialisti a 61 con 38 di versamenti, solo per fare
degli esempi. Queste diversità hanno un peso quindi anche nella
estrema variabilità di pensionati attivi per categoria: per i
commercialisti l’81% e per gli avvocati il 77% (si veda la tabella a
fianco).

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