Dal Sole24Ore.
Tanto tuonò che piovve. Le richieste arrivate dalla maggioranza e da tutti i professionisti portano a un ravvedimento operoso sui tempi del concordato preventivo biennale per le partite Iva. Il dossier è stato trasmesso sul tavolo di Palazzo Chigi che dovrà prendere l’ultima decisione. Ormai però la strada è segnata. Il concordato preventivo sarebbe destinato a riaprire i battenti fino al 10 dicembre attraverso un decreto legge, destinato poi a essere trasposto come emendamento governativo al Dl collegato alla manovra (Dl 155/2024), attualmente all’esame del Senato.
Ma con una serie di condizioni. In primo luogo, sarà necessario aver presentato la dichiarazione dei redditi relativa all’anno d’imposta 2023 entro lo scorso 31 ottobre. Quindi la seconda opportunità di accettare il patto biennale con il Fisco per il 2024 e il 2025 (o solo per il 2024 nel caso delle partite Iva in regime forfettario) sarà concesso solo a chi ha rispettato la scadenza per la trasmissione telematica del modello Redditi e dell’Irap (per i contribuenti obbligati).
La mossa del decreto serve ad accelerare e a garantire il maggior lasso temporale possibile alla platea di soggetti Isa e forfettari, che indecisi fino all’ultimo minuto poi hanno scelto di non aderire non avendo un quadro sufficientemente chiaro a disposizione su effettivi pro e contro dell’adesione. I dati sulle prime elaborazioni anticipate dal viceministro all’Economia Maurizio Leo a «Il Sole 24 Ore» del 5 novembre parlano di 500mila partite Iva che hanno complessivamente già detto sì all’accordo con il Fisco. Nella sola platea dei soggetti Isa (le pagelle fiscali) le adesioni hanno superato il 15% del totale dei contribuenti interessati (circa 405mila su 2,7 milioni). Ma il dato chi viene visto con più interesse riguarda i 160mila che hanno fatto un salto avanti di affidabilità fiscale, passando da voti dall’1 all’8 all’accettazione di un percorso che li porterà al 10 in pagella.