Dal Sole24Ore.
La normativa sulle crisi di impresa è destinata a cambiare ancora. Nel luglio del 2022 è entrato in vigore il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza e ora il governo, con un tavolo di lavoro tra ministeri avviato già da diversi mesi, intende definire un disegno di legge delega per un riordino dell’amministrazione straordinaria.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy,(Mimit) Adolfo Urso, ne ha parlato ieri in audizione alla commissione Attività produttive della Camera. L’idea – ha detto – è rafforzare ulteriormente «strumenti per risolvere le crisi aziendali prima che si trasformino in insolvenza irreversibile attraverso due nuove procedure di risoluzione anticipata delle crisi». L’obiettivo, a detta del ministro, è limitare i casi di procedure infinite, che durano anche decenni. Attualmente, secondo l’ultimo aggiornamento presentato ieri in audizione, i gruppi in amministrazione straordinaria sono 116 (per un totale di 386 imprese) di cui solo nove però sono in esercizio di impresa, cioè con un’attività produttiva in corso o occupati in cassa integrazione.
Il Ddl delega – ha proseguito Urso – conterrà «quello che potrebbe chiamarsi un “meccanismo di intervento anticipato” che consentirebbe all’imprenditore in squilibrio patrimoniale o economico-finanziario di perseguire il risanamento dell’impresa con il supporto di un esperto nominato dal ministero che agevoli le trattative con i creditori e altri soggetti interessati». Il provvedimento prevederà poi, in caso di mancato accordo con i creditori, «la possibilità per l’imprenditore che ha agito in buona fede di accedere alla seconda fase nominata amministrazione straordinaria preventiva, con la predisposizione di un piano di risanamento predisposto dall’imprenditore con il sostegno del Mimit prima dell’omologazione da parte del Tribunale». In audizione Urso ha poi fornito un aggiornamento dei tavoli di crisi gestiti dal ministero, parlando di un «netto miglioramento in corso». Il bilancio riportato dal ministro indica «33 tavoli attivi, che interessano circa 30.300 lavoratori, e 22 di monitoraggio che coinvolgono circa 15mila lavoratori, a fronte di un aggiornamento del 2022 che segnava 55 tavoli attivi e 14 di monitoraggio con in tutto 80mila lavoratori interessati».