La corte dei conti sui criteri di governance economica della UE: giudizio positivo ma vanno rivisti gli indicatori di spesa negli enti locali


Da ItaliaOggi. “La valutazione della Corte sulla riforma della governance economica dell`Ue è complessivamente positiva” anche se le modifiche all’impianto originario “non appaiono sempre coerenti” ed alcune clausole ne “irrigidiscono l’architettura”. Lo ha affermato la Corte dei Conti nel corso nel corso di un’audizione alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Per la Corte “è condivisibile la scelta di concentrare la sorveglianza sulla dinamica di fondo del rapporto debito/Pil attraverso il controllo di un unico strumento operativo: la spesa netta” e “va apprezzato l’approccio unitario richiesto dal nuovo framework a ciascun Paese”. “Tuttavia”, proseguono i magistrati contabili “le revisioni apportate al disegno originario non appaiono sempre coerenti con la logica di fondo (la sostenibilità del debito) e alcune delle clausole di salvaguardia (riduzione annua minima del rapporto debito/Pil, margine di resilienza del deficit, ecc.) irrigidiscono l`architettura e rischiano di impedire il conseguimento di obiettivi come la semplificazione e il contrasto della pro-ciclicità”.

Non soltanto. Secondo la Corte dei conti “con il nuovo approccio della governance europea, incentrato sull’indicatore di spesa netta, sarà necessario ridisegnare il coinvolgimento delle autonomie territoriali”.

“Per le Regioni e gli enti sanitari, i margini per introdurre tetti alla spesa sono limitati – ha aggiunto – Il rilievo della spesa sanitaria e il meccanismo attuale di copertura con nuove entrate a fronte di eventuali eccedenze di spesa rispetto ai fabbisogni standard rappresenta una salvaguardia sufficiente, da rafforzare semmai per quella non sanitaria”. “Per gli enti locali, che sostengono la maggior parte della spesa territoriale – secondo i magistrati contabili – è necessario introdurre regole di contenimento; fondamentale sarà trovare un equilibrio tra il contributo alla finanza pubblica ele prerogative costituzionali delle autonomie territoriali, ma anche evitare una compressione della spesa produttiva, come gli investimenti e un eccessivo tecnicismo e complessità delle regole, che renderebbero difficile la programmazione di bilancio delle amministrazioni locali”. “Il contributo può muovere da quanto previsto nella legge di bilancio per il 2024, ma è anche urgente risolvere i nodi legati alla mancata piena attuazione del federalismo fiscale – ha concluso la Corte – Una regola che deve bilanciare il controllo della spesa pubblica con lo sviluppo economico e la garanzia dei diritti dei cittadini su tutto il territorio”.

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