Dal Sole24Ore.
Ebitda e Pfn (Posizione finanziaria netta ) sono due indicatori di performance molto diffusi sia per valutare la sostenibilità aziendale sia perché condizionano i valori delle transazioni di ambito merger and acquisition.
Per l’Ebitda non c’è una definizione desumibile dai principi contabili. Esso corrisponde con buona approssimazione al flusso di cassa della gestione dal momento che risulta pari alla differenza dell’area caratteristica (A-B) a cui occorre risommare ammortamenti e svalutazioni delle immobilizzazioni, in quanto costi non monetari.
Indipendentemente dal fatto che si possa trattare di componenti monetarie o meno, nel calcolo vengono di solito ricompresi sia gli incrementi per lavori interni (capitalizzazioni di costo) sia gli altri ricavi (voce A 5). Le svalutazioni dei crediti invece riducono l’Ebitda in quanto pur non essendo costi monetari è presumibile che lo diventino in futuro. Lo stesso vale per gli accantonamenti per rischi e altri accantonamenti (voci B 12 e B13) che presumibilmente avranno espressione monetaria in futuro.
Invece ai fini negoziali l’Ebitda può essere normalizzato. Ciò accade per quanto concerne i canoni di leasing finanziario (perché il debito relativo rientra nella Pfn), per operazioni infragruppo fatte non a condizioni di mercato, oppure per ricavi e costi inusuali (quali plus e minus da cessione di rami aziendali, indennizzi assicurativi, contributi pubblici, costi per riorganizzazioni societarie, sopravvenienze rilevanti)….