Enti locali e pnrr: verrà introdotta una clausola di responsabilità contabile per gli anticipi alle imprese


Da ItaliaOggi. Decreto legge Pnrr in cerca di coperture. Servirà ancora un approfondimento sui dettagli tecnici e soprattutto sulle fonti di finanziamento, affinché il nuovo dl Pnrr (il quarto da quando il Recovery Plan ha preso il via) veda la luce. E così il decreto, atteso oggi in consiglio dei ministri, resta in bilico. Con buona pace dei sindaci che si attendevano un provvedimento double face che avrebbe dovuto in primis fare chiarezza sulle fonti di finanziamento delle opere fuoriuscite dal Piano. Tra le novità attese dai comuni anche la possibilità di innalzare dal 10 al 30% le anticipazioni alle imprese, oggi frenate da una procedura troppo farraginosa. Una chance espressamente richiesta dall’Anci nell’ultima cabina di regia (si veda ItaliaOggi del 17 gennaio). Il rovescio della medaglia sarà rappresentato dalla clausola di responsabilità che i sindaci saranno chiamati dal governo a rispettare: dovranno rimborsare allo Stato le risorse comunitarie perse per il mancato raggiungimento degli obiettivi Pnrr qualora esso risulti imputabile a eventuali ritardi comunali.

Come detto, il decreto a cui sta lavorando il ministro Raffaele Fitto, dovrà chiarire quali saranno le fonti di finanziamento delle opere comunali, prima inserite nel Pnrr e poi espunte. In ballo ci sono 10 miliardi di risorse su cui i sindaci chiedono certezze. Certezze che non sono arrivate dall’ultima cabina di regia dello scorso 16 gennaio, convocata dal governo per tracciare la road map di un anno, il 2024, che con 113 tra milestone e target (di cui 74 da raggiungere nel secondo semestre) risulterà decisivo per il Pnrr, soprattutto alla luce dei magri risultati, sul fronte della spesa, registrati nel 2023.

Nell’anno appena trascorso, infatti, il governo è riuscito a convincere l’Europa sulla necessità di una rinegoziazione del Piano da cui sono usciti interventi per 15,9 miliardi di euro (di cui una decina di competenza dei comuni) per lasciare posto alle misure finalizzate a conseguire gli obiettivi del RePowerEu.

Ma gli stessi risultati non sono stati raggiunti sul fronte della spesa, un capitolo che resta preoccupante visti i 2,5 miliardi di fondi Pnrr spesi sul totale di quelli assegnati, pari a circa il 7,4% degli obiettivi programmati. Un risultato magro, probabilmente frutto delle incertezze normative e applicative legate alla rinegoziazione, ancor più evidente se paragonato ai risultati del 2021 e del 2022 quando le amministrazioni titolari erano riuscite a spendere tutte le risorse programmate.

Per quanto concerne il capitolo semplificazioni, il decreto dovrebbe accogliere le richieste dei sindaci che a più riprese hanno chiesto di poter elevare fino al 30% (della dotazione finanziaria di ciascuna misura) le anticipazioni alle imprese. Oggi il limite è al 10% ed è consentito ai comuni andare oltre tale soglia solo in “casi eccezionali” dopo aver inviato al Mef un’apposita richiesta “motivata dalla necessità di far fronte alle esigenze di cassa derivanti dalla modalità con cui l’intervento deve essere realizzato”, come ha spiegato una circolare della Ragioneria generale dello Stato (n.19 del 27 aprile 2023). Una procedura troppo farraginosa e ad alto rischio di intoppi burocratici che i sindaci hanno chiesto di sbloccare.

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