Pubblica amministrazione: rispunta l’equo compenso per tutti i professionisti


MANAGER CITTA' LAVORO

Su ItaliaOggi un articolo di Michele Damiani.

L’equo compenso per i professionisti c’è, ma spesso solo sulla carta. Soprattutto nei rapporti con la pubblica amministrazione. La Camera dei deputati sta per approvare in via definitiva (il disegno di legge è atteso in aula questa settimana) l’atto Camera 338-B che va a rafforzare la disciplina dell’equo compenso introdotta con il collegato fiscale alla legge di bilancio 2018 (dl 148/2017). Ma per la pubblica amministrazione, la principale fonte di pagamenti non «proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto dal professionista», rimangono ancora aperte una serie di possibilità che potrebbero permetterle di non rispettare sempre la norma. Già in passato vari bandi pubblici pubblicati dal 2018 ad oggi (da ultimo, quello del Ministero dell’università e della ricerca per la selezione di esperti da inserire nel nucleo di coordinamento delle attività di analisi, studio e ricerca), non rispettavano il principio nonostante fosse sancito da una legge. E un ostacolo ancora più forte arriva dalla sentenza del Consiglio di stato n. 07442/2021 che sancisce, in sostanza, che il principio dell’equo compenso sia da rispettare soltanto quando nel bando sia effettivamente presente un compenso, aprendo perciò la strada ai bandi gratuiti. Da questo punto di vista, più che dalla rinnovata disciplina dell’equo compenso, un aiuto concreto potrebbe arrivare dal nuovo codice degli appalti, che prevede espressamente il divieto di bandi pubblici senza corrispettivo per il professionista. Ma anche in questo caso la possibilità di deroghe è dietro l’angolo.

Un iter tortuoso. Il provvedimento ha una storia lunga, visto che è discusso in Parlamento da anni. Nella scorsa legislatura, infatti, un testo identico era stato approvato in prima lettura (il 13 ottobre 2021) e l’ok finale è saltato a causa della caduta del governo. E anche in questa legislatura il ddl ha dovuto fare i conti con uno stop imprevisto; pochi giorni prima della discussione definitiva in Senato è spuntato un errore nell’articolato approvato dalla Camera, ovvero il riferimento a una norma abrogata dalla riforma Cartabia (articolo 702-bis del codice di procedura civile, abrogato appunto dal dlgs 149/2022). Questo ha portato a un ulteriore lettura in entrambi i rami del Parlamento per correggere l’errore. Ora, comunque, dovrebbero essere finite le sorprese, con il sigillo definitivo atteso già questa settimana.

La nuova normativa. Si tratta di 11 articoli che vanno a rafforzare la norma introdotta dal dl 148/2017. I termini principali rimangono gli stessi, ovvero l’obbligo per alcune categorie di clienti di corrispondere un compenso «proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione, nonché conforme ai parametri ministeriali». Anche in questo testo, poi, vengono indicate una serie di clausole vessatorie, che saranno considerate nulle. Tra queste, l’obbligo di anticipazione delle spese, la mancanza di rimborsi per quelle effettuate, la previsione di pagamenti con attese superiori ai 60 giorni o la pretesa di prestazioni aggiuntive gratuite. Novità, invece, per quanto riguarda i soggetti tenuti al rispetto della misura. La precedente norma inseriva tra gli interessati le banche, le imprese di assicurazione e le aziende «non rientranti nella categoria delle microimprese o delle Pmi». Oltre a banche e assicurazioni, nel nuovo testo si parla di «imprese che nell’anno precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di cinquanta lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro». Tra le novità più importanti c’è però il ruolo assegnato agli ordini. Questi dovranno adottare disposizioni deontologiche per sanzionare il professionista che violi la disposizione (sul punto sono sorte molte polemiche e vari esponenti del governo hanno promesso un intervento modificatore, si veda altro articolo in pagina), potranno siglare convenzioni con le imprese definendo compensi standard e il loro parere di congruità potrà acquisire l’efficacia di titolo esecutivo. Infine, sarà costituito un osservatorio dedicato al Ministero di Giustizia e verrà consentita una Class Action.

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