Il Sole24Ore riporta le recenti istanze presentate dai professionisti contabili riguardo le difficoltà che possono ostacolare l’avvìo della procedura della composizione negoziata. Tra le richieste avanzate alla Commissione Bilancio del Senato dai dottori commercialisti vi è la correzione del decreto di attuazione sul Pnrr per agevolare la composizione negoziata della crisi d’impresa e garantire la collegialità degli organi di giustizia tributaria.
In merito alla composizione negoziata della crisi, secondo i commercialisti, è necessario rafforzare le misure volte ad incentivare l’accesso delle imprese superando le difficoltà legate alla gestione del debito verso l’erario, l’Inps e l’Inail.
I debiti verso erario ed enti pubblici, spiegano i commercialisti nel documento presentato alla commissione, molto spesso rappresentano la voce debitoria più rilevante e il maggior ostacolo al risanamento dell’impresa in difficoltà. Da qui la proposta di un emendamento all’articolo 38 per consentire all’imprenditore di formulare proposte di accordi transattivi ad agenzia delle Entrate, Inps e Inail che preveda il pagamento, parziale o dilazionato, del debito, anche se già affidato in carico all’agente della riscossione, e dei relativi accessori in misura non inferiore al pagamento previsto in caso di liquidazione. La proposta di accordo produce effetti – si legge nell’emendamento – se è raccolta in un processo verbale sottoscritto dalle parti, dal giudice e dal cancelliere. Si tratta di una disposizione, spiegano i commercialisti, che consentirebbe al debitore di raggiungere un accordo per la decurtazione o la dilazione dei debiti tributari o contributivi, anche se già affidati in carico all’agente della riscossione, e dei debiti per accessori, funzionale al buon esito delle trattative.
I commercialisti chiedono poi di intervenire sull’articolo 40, che contiene disposizioni in materia di giustizia tributaria, abrogando il comma 2. La categoria fa presente che il limite di valore è relativo all’importo del tributo e non comprende gli interessi e le sanzioni, il rischio – secondo la categoria – è che si vada ad attribuire ad un unico giudice, ancora sprovvisto dei requisiti di professionalità e specializzazione richiesti dalla legge di riforma (che a regime prevede giudici a tempo pieno), controversie in cui gli importi in contestazione sono generalmente di circa 10mila euro.