Pnrr ed Enti Locali: pioggia di assunzioni ma il nodo rimane il rigido controllo sui bilanci


Dal Sole24Ore.

«Anche». Basta una congiunzione, inserita all’articolo 8 (comma 7) del decreto Pnrr ter atteso domani in consiglio dei ministri, per allargare drasticamente le possibilità di assunzioni in Regioni ed enti locali. Ma solo in quelli che possono permetterselo: perché anche questi ingressi extra sono a carico dei bilanci delle singole amministrazioni.

Con la nuova norma, la regola che guida i tetti finanziari per le assunzioni esclude dai calcoli la spesa prodotta dai rinnovi contrattuali «anche» (e quindi non più «solo») riferita agli arretrati. La conseguenza è che le amministrazioni potrebbero spendere circa 900 milioni annui in più (tanto costa a regime il contratto 2019/21) per le assunzioni: dal momento che un neoassunto in un ente locale con qualifica media costa intorno ai 30mila euro annui, si tratterebbe di quasi 30mila assunzioni. Attenzione, però.

Perché il passaggio dalla teoria alla pratica è sempre complesso. Perché in vigore c’è ancora una vecchia norma che vieta agli enti locali, in modo ormai piuttosto scoordinato, di superare la spesa media di personale registrata nel 2011-13. E soprattutto una fetta non irrilevante di enti non è in condizione di sfruttare tutti i margini di aumento di questa spesa corrente fissa tenendo in piedi i conti. Morale: si può stimare che la nuova regola liberi fino a 10mila nuovi ingressi, in larga parte nei Comuni. A chiedere da tempo questo intervento è stata infatti soprattutto l’Anci, per rispondere problemi mostrati in questi mesi dal «rafforzamento» nelle amministrazioni locali che negli ultimi 15 anni hanno perso quasi il 30% del personale.

Gli effetti saranno diversificati sul territorio. E lo stesso accade alle altre novità portate dalla bozza del decreto: il quasi raddoppio della possibilità di attribuire incarichi dirigenziali a tempo (fino al 50%, e non più al 30%, della dotazione organica dirigenziale) e il via libera agli aumenti dei fondi per i premi in busta paga. In questo caso, anzi, la norma esclude espressamente gli enti che non rispettano il pareggio di bilancio e non approvano in tempo i loro conti, tagliando fuori quindi circa 1.300 Comuni quasi tutti concentrati a Sud.

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