E’ uscito sul sole24Ore l’articolo della docente dell’Inrl, dott.ssa Camilla Rubega sul tema delle anomalìe dei prezzi che si riflettono sulle rimanenze.
Nella redazione del bilancio, i costi devono essere correlati per competenza ai ricavi dell’esercizio, azione da cui consegue l’individuazione delle rimanenze finali, ovvero beni destinati alla successiva vendita i cui costi sostenuti non hanno ancora, alla fine del periodo, generato un beneficio sotto forma di ricavo. La valutazione delle giacenze di magazzino avviene al minore fra il valore di mercato ed il costo di acquisto o di produzione; quest’ultimo è inteso come la somma delle spese sostenute per portare le rimanenze nelle condizioni e luogo in cui si trovano al momento della loro rilevazione, ed è costituito da costi diretti ed indiretti per la quota ragionevolmente imputabile ai prodotti giacenti a rimanenza. I costi generali di produzione possono essere ulteriormente distinti in costi fissi e variabili, talché risulta fondamentale l’individuazione del driver più appropriato per una valutazione delle giacenze conforme sia al principio della competenza che anche della prudenza. Per evitare effetti distorsivi sul risultato economico dell’esercizio, i costi fissi dovrebbero essere attribuiti in base alla normale capacità produttiva della società, affinché gli effetti di fermi di produzione, di indisponibilità di materie prime o di manodopera non si traducano in maggiori valori attribuiti alle rimanenze anziché essere rilevati come costi dell’esercizio. I costi variabili, invece, dovrebbero essere imputati sulla base del livello effettivo di produzione, escludendo in ogni caso costi anomali o di natura eccezionale. Nella valutazione delle rimanenze per l’esercizio in chiusura al 31/12/2022, sulla base delle considerazioni fin qui riportate, particolare attenzione dovrebbe essere posta nel considerare quali livelli di costi indiretti utilizzare, specificatamente per elementi che nell’ultimo esercizio hanno risentito di dinamiche di forte instabilità, quali le spese sostenute per energia, gas e logistica, che hanno rilevato aumenti significativi rispetto agli esercizi precedenti a causa della nota contingenza. Il semplice utilizzo dei valori rilevati a conto economico, senza alcuna ulteriore considerazione sull’anomalia od eccezionalità degli stessi, potrebbe portare infatti una distorsione nella valutazione delle rimanenze finali, mediante la sospensione di componenti negativi che dovrebbero invece incidere nel conto economico, a rappresentazione della particolare situazione economica e geopolitica dell’esercizio appena concluso. A parere di chi scrive, un’ipotesi per la sterilizzazione dell’andamento di elementi con andamento non lineare rispetto al passato potrebbe essere quella di individuare un valore medio, sulla scorta anche del trend rilevato negli esercizi precedenti le turbolenze, da utilizzare nelle distinte base di valorizzazione delle rimanenze. Così facendo, si rispetterebbero tre dei postulati di bilancio: comparabilità con i dati dell’esercizio precedente, in quanto si porrebbero a confronto elementi di costo più omogenei, prudenza nella stima delle giacenze e competenza, evitando di traslare su esercizi futuri componenti negativi peculiari dell’esercizio appena concluso. Tale analisi andrebbe parallelamente svolta anche sulle materie prime, sia come autonoma categoria, sia come componenti di distinta base, che dovrebbero essere confrontate con il valore desumibile dall’andamento di mercato e, in caso lo stesso risultasse inferiore, prudenzialmente svalutate. Nei bilanci che ci apprestiamo a chiudere il market testrappresenta il limite nella definizione del valore delle rimanenze che consente di dare una rappresentazione veritiera e corretta alla categoria, senza perdere di vista l’ulteriore considerazione che le giacenze dell’esercizio appena concluso saranno le rimanenze iniziali del prossimo e quanto più queste saranno elevate a causa di mancate svalutazioni o sterilizzazioni di costi anomali od eccezionali, tanto più il bilancio 2023 potrebbe subire un iniziale significativo aggravio di costi con effetti potenzialmente rilevanti, anche sul risultato di periodo a maturare nell’anno corrente appena iniziato.