Con le dimissioni di Mario Draghi restano aperti diversi dossier che riguardano il mondo delle professioni. Innanzitutto dovrebbe tramontare, a un passo dal traguardo, l’idea di arrivare a una legge sull’equo compenso per tutte le categorie. Il Ddl Meloni, già approvato in prima lettura dalla Camera, era in calendario proprio per questa settimana (il 20 luglio) al Senato e avrebbe potuto incassare l’ultimo sì. Il Ddl gettava le basi per rendere illegittimi i contratti dei professionisti con alcuni soggetti forti (grandi imprese) remunerati a valori distanti da quelli dei parametri stabiliti con decreto per ogni categoria. Un obiettivo che i professionisti inseguono da molti anni, dopo la cancellazione delle tariffe.
Più al sicuro dovrebbero essere, al contrario , i nuovi parametri per gli avvocati: il decreto della Giustizia (si veda il Sole 24 ore del 30 maggio) ha infatti appena ottenuto entrambi i pareri, favorevoli, delle commissioni parlamentari e a questo punto potrebbe essere licenziato dal ministero della Giustizia, come “ordinaria amministrazione”. All’appello mancano anche altri atti amministrativi, tra cui il decreto dirigenziale per le domande di iscrizione all’albo curatori e liquidatori previsto dal Codice della crisi di impresa in vigore dal 15 luglio.