Ecco qui di seguito la breve intervista rilasciata dal sottosegretario alla Giustizia al Sole24Ore.
Onorevole Sisto, da avvocato prima ancora che da sottosegretario: quanto è importante l’equo compenso, prossimo alla approvazione definitiva, per la sostenibilità delle professioni e del welfare?
Tantissimo, soprattutto per i contraenti strutturalmente più deboli, le giovani generazioni. Ma mi permetta di fare un inquadramento più ampio.
Prego.
Nell’ultima fase dell’azione di governo le professioni sono tornate al centro del sistema. Pensi alla riforma della crisi di impresa e alle riforme dei tre processi – penale, civile e tributario. Il professionista diventa partner dello Stato per la garanzia della legalità, si pone tra la norme e l’ottenimento del diritto del cittadino. Il professionista è uno stakeholder importantissimo nella definitiva e piena valorizzazione dell’articolo 24 della Costituzione. E mi permetta di sottolineare che stiamo per arrivare anche all’aggiornamento, dopo 8 anni, delle tariffe forensi.
Torniamo all’equo compenso.
Mette fine ai patti leonini continuati, al caporalato delle professioni intellettuali, uno stop necessario verso le imprese forti che potevano “costringere” i professionisti a subire una valutazione ingiusta del lavoro. A cui rispondiamo oggi con l’opposto dell’equità, appunto.
Dovesse indicare i punti forti?
Il principio in sè. Riprendono vita le tariffe, tutte le clausole che le violano sono ipso iure nulle. Non solo. Il professionista costretto a subire una iniqua quantificazione ha diritto a un indennizzo pari al doppio del delta negativo patito. Sa cosa significa questo? Responsabilizzare entrambe le parti nell’ottica della legalità.
Tutto perfetto e definitivo?
Mi chiede se si poteva fare di più? Certo, si poteva (e in qualche modo si dovrà) ampliare la platea (a non ordinistici, ndr) e pensare a una ragionevole retroattività. Ma oggi con le coperture finanziarie disponibili si può arrivare sin qui, a scrivere comunque una bella pagina nuova nella relazione tra professionisti e clienti. E si archivia una fase di reiterato e pervicace danno d’immagine alle professioni.