Dal consiglio dei ministri nuovi decreti per gli aiuti a imprese, famiglie ed enti locali


Sul Sole24Ore un approfondimento sui contenuti dei decreti-aiuti che il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri.

I due decreti anti-crisi che hanno impegnato il governo in altrettanti consigli dei ministri lungo tutta la giornata di ieri hanno gonfiato decisamente il valore degli aiuti rispetto alle previsioni della vigilia. E per farlo, dopo un fitto confronto dentro al governo e con la maggioranza, hanno portato l’esecutivo a spingere di nuovo il tasto dell’una tantum a carico dei cosiddetti «extraprofitti» delle società energetiche: ora diventa di fatto una bis tantum con una nuova richiesta del 15%, sei miliardi in tutto, calcolata sempre sull’aumento dell’imponibile Iva, che porta quindi al 25% il contributo complessivo. Il bis del 15% dovrebbe aggiornare l’orizzonte temporale di calcolo, confrontando gli imponibili Iva di ottobre 2021-aprile 2022 con lo stesso periodo di 12 mesi prima.

La mossa è stata sofferta, sembra aver creato anche qualche tensione fra Palazzo Chigi e il Mef, ma si è rivelata obbligata: soprattutto per l’esigenza di far crescere in modo drastico la consistenza degli aiuti anti-inflazione per lavoratori dipendenti, pensionati a autonomi, destinatari di un bonus una tantum da 200 euro che costa 6,5 miliardi.

I provvedimenti approvati ieri dal governo, si diceva, sono due. La fitta giornata di lavoro a Palazzo Chigi si è aperta con il decreto che proroga fino all’8 luglio gli sconti da 25 centesimi sulle accise (e da 30,5 centesimi Iva compresa) su benzina e gasolio, e introduce il taglio di accise e Iva per il gas naturale. Il decreto, che costa 2,1 miliardi, ha dovuto viaggiare da solo per essere più leggero e arrivare in serata alla «Gazzetta Ufficiale», passaggio indispensabile per evitare un balzo dei prezzi ai distributori questa mattina.

Decisamente più complicata è stata la costruzione del secondo decreto, chiamato a muovere altri 12 miliardi divisi sostanzialmente a metà fra il bonus anti-inflazione e gli interventi per imprese, enti locali, sanità e profughi. Il tutto senza mettere mano allo scostamento, su cui fin qui il governo ha resistito. Le discussioni sono state agitate sul piano tecnico ma anche su quello politico, fino all’astensione del Movimento 5 Stelle ostile alla norma che affida al sindaco di Roma Gualtieri poteri speciali sui rifiuti senza vincolarli al «no» a termovalorizzatori.

La base di partenza per finanziare il nuovo giro di misure era rappresentata dai 6 miliardi resi disponibili dal Def con i 5 decimali di Pil che separano il deficit tendenziale (al 5,1%) da quello programmatico (confermato al 5,6%). A questo primo mattone il governo ha aggiunto una rimodulazione che libera 2 miliardi su quest’anno dai fondi di sviluppo e coesione. Ma non è stato sufficiente: da qui il bis sugli extraprofitti.

Con le risorse raccolte in questo modo il governo appronta un menù di aiuti a tutto campo. Oltre 6,5 miliardi servono per combattere l’inflazione che pesa sui conti di 28 milioni fra lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi. Il contributo dovrebbe arrivare ai dipendenti nella busta paga di giugno, ai pensionati a luglio e per gli autonomi servirà invece un decreto attuativo. Per dipendenti e pensionati l’aiuto dovrebbe essere da 200 euro, con un limite reddituale a 35mila euro per i primi e più basso per i secondi.

Per le imprese il decreto si muove invece su tre filoni principali: gli aiuti a fondo perduto per i settori più esposti a caro-prezzi e crisi Ucraina, la proroga delle garanzie sui prestiti (con copertura fino al 90% e durata fino a 8 anni) e l’aumento al 50% del credito d’imposta per gli investimenti di Transizione 4.0. Il credito d’imposta su misura delle aziende gasivore, poi, sale al 25% con effetto retroattivo.

Il fondo per sbloccare gli appalti inciampati in una struttura dei costi gonfiata dall’inflazione, poi, arrivano a 3,5 miliardi, per sostenere sia le gare già aggiudicate (2 miliardi) sia quelle future (1,5 miliardi per la revisione dei prezzi, per 500 milioni destinati al provvedimento già assunto poche settimane fa).

Ma accanto ai fondi, che riguardano anche regioni, enti locali e sistema dell’accoglienza dei profughi, il decreto pomeridiano muove anche la leva delle semplificazioni per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili e l’affrancamento dalla dipendenza dal gas russo.

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