Dopo l’incontro dell’Inrl alla Ragioneria dello Stato (Mef), spiragli per il visto di conformità ai revisori


Spiragli per la titolarità del visto di conformità a favore dei revisori legali: l’emendamento che esclude  la categoria professionale dalla facoltà di apporre il visto è un  provvedimento ‘modificativo’ dello stesso testo di legge di conversione e  pertanto  produce effetti solo ‘ex nunc’  e non ‘ex tunc’, il che significa che tutti i revisori legali, oltre 30mila, che si erano iscritti in data anteriore da quella della conversione del decreto Fiscale, facendo domanda all’Agenzia delle Entrate per l’iscrizione all’apposito Elenco e pagando le assicurazioni, hanno titolo di apporre il visto, con l’esclusione di coloro che nelle more non si sono iscritti.  Questa è la tesi sostenuta dai vertici dell’Inrl, Istituto Nazionale Revisori Legali, convocati oggi presso la Ragionerìa dello Stato al Ministero dell’Economìa, per illustrare la vicenda del visto di conformità sottratto ai  revisori con un emendamento che ha eliminato il comma 14 dell’art.5 del DL 146/2021, suscitando la vibrante protesta dell’Inrl e di tutta la categoria professionale.

Nel corso dell’incontro il Presidente dell’Inrl, Ciro Monetta, accompagnato dal vice Presidente Luigi Maninetti e dal consulente legale dell’Inrl, Giovanni Cinque, ha poi evidenziato:  “Dal momento che è solo il revisore legale a certificare i bilanci delle imprese, ad apporre il visto ‘pesante’ e la firma nelle dichiarazioni revisionate, tali certificazioni rappresentano atti superiori al visto di conformità. E quindi,  quando si asserisce, come evidenziato nell’emendamento soppressivo, che i revisori non hanno le competenze tecniche per apporre il visto di conformità, si dichiara una cosa non corrispondente alla realtà. Auspichiamo, quindi, che l’Ufficio Legislativo del Mef possa in tempi brevi assumere ogni misura idonea ad estendere il visto di conformità all’intera categoria dei revisori, anche al fine di evitare disparità di trattamento all’interno della categoria  a causa della soppressione del comma 14 dell’art.5. L’istituto si riserva comunque di avviare anche altre iniziative come il ricorso alla Corte di Giustizia UE, nonché azioni legali contro quei soggetti che hanno denigrato la nostra categoria.”

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