Su ItaliaOggi il consuntivo del 2021 al consiglio nazionale Inrl


Si chiude un anno particolarmente proficuo per l’Inrl con un consistente aumento di nuovi iscritti da nord a sud del paese ed un intenso programma di formazione che, come ha avuto modo di sottolineare il presidente dell’Istituto Ciro Monetta, in apertura del consiglio nazionale tenutosi nei giorni scorsi, ha avuto il plauso ufficiale del mef: “Abbiamo ricevuto espliciti apprezzamenti dal ministero dell’economia e delle finanze che ha riconosciuto la valenza dei nostri corsi formativi. Un importante attestato per l’Istituto che ogni mercoledì ha organizzato webinar gratuiti, ed ogni venerdì corsi d’alta formazione, a pagamento, nonchè incontri sulla fiscalità, ogni lunedì, condotti dal membro effettivo dei collegio revisori dell’inrl, Andrea Piatti.”  Ad illustrare i risultati in termini di partecipazione, raggiunti dal programma formativo Inrl è stato il vice presidente dell’istituto, Luigi Maninetti, coadiuvato dal consigliere nazionale con delega alla formazione Enzo della Monica: “Abbiamo registrato complessivamente – ha spiegato Maninetti – oltre 4.500 partecipanti che hanno seguito prevalentemente in streaming i 70 incontri organizzati dall’Inrl nel corso dell’intero anno, nonostante la pandemìa e anche per i seminari in presenza abbiamo riscontrato un’ampia partecipazione. Maninetti e Della Monica hanno poi confermato che anche per il 2022 è in allestimento un ricco programma di webinar, in parte  con  formula ‘ibrida’, per assicurare agli iscritti un adeguato aggiornamento professionale ed aggregare quanto più possibile la nutrita categoria dei revisori legali. A tal proposito è stato rinnovato l’invito ai delegati regionali e provinciali a promuovere eventi sul territorio e proseguire nella fattiva opera di proselitismo.  Nei webinar del 2022 verranno trattati soprattutto temi di stretta attualità, con approfondimenti mirati a sostenere l’attività dei revisori. Nel corso del consiglio nazionale è stato poi ricordato lo sforzo editoriale profuso dall’istituto per il rilancio del bimestrale Il Giornale del Revisore, grazie al contributo del direttore responsabile Angelo Stradiotti, apprezzato giornalista e già alla guida del bimestrale nel recente passato, e del coordinatore editoriale, il responsabile stampa dell’Istituto Andrea Lovelock; una iniziativa editoriale resa possibile soprattutto  dal prezioso contributo di numerosi docenti, consiglieri nazionali e revisori iscritti, che hanno arricchito di contenuti tecnici i sette numeri usciti e diffusi in formato digitale, dalla fine del 2020 ad oggi, con una distribuzione che ha raggiunto decine di migliaia di revisori legali.Il consiglio nazionale ha voluto poi rivolgere un ringraziamento agli addetti alla segreteria Inrl, Kenny Padulano e Alessia Alabiso, per il costante impegno profuso nell’organizzazione degli eventi formativi e per la continua assistenza garantita agli iscritti in un anno così difficile. E’ stata poi la volta del consigliere nazionale Giuseppe Castellana che sempre durante il cn ha illustrato il progetto di una fondazione con un centro studi Inrl che avrà anche il compito di fornire spunti e suggerimenti all’istituto attraverso studi, ricerche ed articoli di approfondimento per il bimestrale dell’istituto. A completamento del resoconto annuale è intervenuto poi Franco Gaslini,consigliere nazionale delegato al coordinamento delle Commissioni interne dell’Inrl, (giovani revisori, pari opportunità-quote rosa, terzo settore, enti locali e internazionalizzazione) che ha aggiornato il cn sulle prime riunioni organizzate dalle varie commissioni e l’intenzione di intensificare gli incontri non appena l’emergenza pandemica consentirà una maggiore frequentazione dei vari membri. Positivo, infine, il commento della segretaria generale, Katia Zaffonato e del tesoriere, Paolo Brescia, che hanno sottolineato l’importanza di aver promosso numerosi momenti di aggregazione e di aver riavviato la pubblicazione del bimestrale a costi molto contenuti. Un buon punto di partenza per gli investimenti che verranno pianificati dal prossimo cn per l’anno 2022.  Accanto a queste risultanze positive e incoraggianti del consuntivo annuale, l’unica nota stonata, sorta in quest’ultima settimana, riguarda l’emendamento per la soppressione del visto di conformità ai revisori legali che ha generato una dura reazione dell’intera categoria espressa maggiormente attraverso canali social ma anche per mezzo di numerose testate giornalistiche. E, a tal proposito c’è da segnalare la profonda delusione espressa dal presidente Inrl Ciro Monetta riguardo l’atteggiamento dei commercialisti, con i quali lo stesso Monetta, con l’appoggio dell’intera squadra del consiglio nazionale, aveva intrapreso fruttuose trattative per il progetto di un “organismo unitario” delle professioni contabili, confrontandosi positivamente anche con la presidente dei consulenti del lavoro, Marina Calderone. Monetta ha commentato “dopo il cordiale incontro, ma principalmente per quanto c’eravamo unitariamente ripromessi, con il Presidente Massimo Miani ed il Consigliere Raffaele Marcello, mai mi sarei aspettato una tale presa di posizione da parte del cndcec. Voglio ribadire, ancora una volta, a tutti coloro i quali non lo hanno ancora ben compreso che quella di revisore legale è una professione distinta e separata da quella del commercialista. Infatti, la professione di revisore legale, già revisore contabile – D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 88, (unica “skillata” a livello comunitario) è stata introdotta con apposita legge dello Stato (D.Lgs. 27 gennaio 2010 n. 39). Voglio infine sottolineare che i revisori sono orgogliosi di essere i promotori del rispetto dei ruoli e competenze professionali, già mai vogliono sostituirsi ai commercialisti.”      E’ poi  opportuno sottolineare che il presidente Inrl, promotore del predetto progetto, in questi ultimi giorni ha fatto più volte rilevare come simili contrapposizioni, che peraltro continuano ad essere alimentate da dichiarazioni, a dir poco scarsamente costruttive, non giovano né alle professioni contabili nè tantomeno al sistema-paese che deve affrontare rilevanti problematiche, prima fra tutte la sostenibilità delle imprese.  Nonostante tutto i consiglieri Inrl, nel ribadire che i revisori legali si caratterizzano per la loro indipendenza e terzietà sancita dal legislatore, sono comunque pienamente convinti che c con il cndcec si potrà avviare un dialogo costruttivo, nell’interesse collettivo delle professioni contabili, delle imprese e per lo sviluppo del paese. Riflessioni che verranno ribadite nel messaggio a consuntivo del 2021 che il presidente Monetta, pronuncerà oggi in apertura dell’evento formativo che si svolge in presenza a Milano, all’Excelsior Gallia Hotel, cui seguirà la tradizionale ‘cena degli auguri di Natale’.   

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Reazioni all’emendamento su visto di conformità, dal presidente Abusdef-Veneto agli iscritti un commento unanime: pessimo esempio democratico  e schiaffo al libero mercato professionale

A seguito dell’emendamento relativo alla soppressione del visto di conformità per i revisori legali, si è sollevata una crescente indignazione e non solo dalla categoria: nei giorni scorsi, infatti, il Presidente di Abusdef-Veneto, avv. Fulvio Cavallari ha diffuso alla stampa un commento nel quale definisce l’emendamento delle commissioni finanze-lavoro del senato ‘un pasticcio e una bruttissima figura del governo’ concludendo la sua requisitoria con ‘l’auspicio di un rapido cambio di rotta e il ripristino del visto anche ai revisori legali, per dare un segnale di vero cambiamento nel rispetto dei principi-base della comunità europea’. Ed ovviamente all’interno della categoria professionale il malumore è alle stelle:  un iscritto all’Inrl, il revisore  legale Angelo Maddaloni, ha redatto una circostanziata lettera postata su facebook nella quale si evidenzia come “solo per ignoranza e  ragioni settarie si può affermare che il revisore legale non ha le specifiche competenze in materia tributaria per apporre il visto di conformità. Quell’emendamento è un pessimo esempio di democrazia. Chi opera nella contabilità conosce bene i percorsi formativi e le materie d’esame dei commercialisti e dei revisori legali e per questi ultimi l’abilitazione non è certo meno impegnativa di quella dei primi. Paventare poi che l’abilitazione dei revisori al visto di conformità possa generare ripercussioni negative sui contribuenti, lasciando immaginare eventuali errori connessi con le asseverazioni obbligatorie, è inaccettabile se si considera – tra l’altro – che da un’analisi svolta alcuni anni fa sulle dichiarazioni fiscali (anno d’imposta 2009) due dichiarazioni su tre erano sbagliate… Dato sconcertante dal quale emersero errori sostanziali con inevitabili recuperi di imposte non versate (vedi ItaliaOggi del 12 dicembre 2013). Ora senza puntare il dito su qualcuno e chiedersi chi siano stati i principali asini, sorge spontaneo domandarsi perché finora non sia stato fatto nulla per rendere il mercato dei servizi professionali contabili più meritocratico, concorrenziale e soprattutto migliore per il contribuente. Questo è uno spunto per non infangare l’immagine del revisore legale che può solo contribuire a migliorare la qualità delle prestazioni professionali tributarie nel loro complesso, nonché quelle comunicazioni e dichiarazioni fiscali nelle quali è necessario apporre il visto di conformità. Non avrei mai immaginato – prosegue nella lettera Maddaloni –  che il senato della repubblica, se non altro per rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, avrebbe privato il revisore legale di un legittimo diritto per il volere di una casta professionale. E’ triste immaginare il senato come luogo di privilegi e discriminazioni. A tutti i senatori che hanno dato il loro contributo perché passasse l’emendamento che ha discriminato il revisore rispetto alle altre professioni regolamentate dico semplicemente: ‘le vittorie vere sono quelle sostenute dal buon senso…quelle ottenute con il potere e l’arroganza sono solo mascalzonate. Auspico azioni giudiziarie e class action  per i diritti non riconosciuti ai revisori legali ma anche perché la democrazia non sia  governata dal potere di parte.’

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