L’equo compenso per i professionisti è stato votato ieri in Aula alla Camera, con 251 voti favorevoli e nove astenuti. La norma ha l’obiettivo di tutelare il professionista nei rapporti con i clienti rendendo nulle le clausole che non riconoscono un compenso equo e proporzionale all’attività svolta.
La proposta ha superato lo “scoglio” della copertura, grazie allo stralcio di alcune parti del testo uscito dalla Commissione, che la rendono finanziariamente sostenibile. Esclusi dalla norma gli agenti della riscossione e le imprese cartolarizzate. Anche l’applicazione dei nuovi vincoli ai contratti già in essere è rimasta sul campo per l’eccessivo onere che avrebbe comportato. «È una legge importante che interviene su un’ingiustizia sociale nel mondo delle professioni – afferma il sottosegretario alla Giustizia Paolo Francesco Sisto – era necessario intervenire». Ora il testo passa al Senato dove, ricorda Sisto, può essere modificato: «il cantiere sull’equo compenso è ancora aperto – afferma Sisto – e ci sono margini di miglioramento».
Il testo uscito dall’Aula – non ancora disponibile – prevede che l’equo compenso va applicato a banche, assicurazioni, imprese che hanno più di 50 dipendenti o un fatturato superiore a 10 milioni di euro, pubblica amministrazione con eccezione delle società partecipate, le cartolarizzate e gli agenti della riscossione. Per gli agenti della riscossione c’è un ordine del giorno con l’impegno a reperire le risorse per estendere la norma anche per loro. Al momento la copertura è di 150 milioni l’anno dal 2022.